Il governo guidato da Giorgia Meloni si trova oggi al centro di critiche a causa di alcune decisioni che sembrano contraddire promesse fatte durante la campagna elettorale. Tra i temi caldi vi è l’aumento delle accise sul gasolio, una misura prevista dal Piano Strutturale di Bilancio (Psb 2025-2029) appena presentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Secondo quanto emerge dal documento, l’intenzione è di riallineare le accise del diesel a quelle della benzina, una mossa che comporterebbe un aumento significativo delle tasse sul carburante, con pesanti ricadute economiche per i consumatori.
La promessa non mantenuta
Durante la campagna elettorale del 2022, Giorgia Meloni e la sua coalizione avevano promesso di ridurre, se non eliminare, le accise sui carburanti. Tuttavia, la realtà attuale racconta una storia diversa. Il Piano Strutturale di Bilancio, infatti, prevede un aumento dell’accisa sul gasolio, portandola da 61,74 centesimi a 72,84 centesimi al litro, equiparandola a quella della benzina. Questa misura, secondo l’associazione Assoutenti, potrebbe generare un extra costo di 3,1 miliardi di euro l’anno per gli automobilisti italiani, con un impatto diretto sulle tasche dei cittadini e un aumento del prezzo dei beni trasportati.
Le conseguenze di questa manovra non si limitano solo al portafoglio dei consumatori, ma si riflettono anche sull’inflazione. Il rincaro del gasolio, infatti, aumenterebbe il costo del trasporto dei beni, che verrebbe poi riversato sui consumatori finali, con un incremento generale dei prezzi.
La posizione di Massimiliano Dona e la difesa dei consumatori
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha preso una posizione netta contro questa decisione, denunciando le gravi ripercussioni economiche per i cittadini. Secondo Dona, l’aumento delle accise si tradurrebbe in un costo aggiuntivo di circa 162,50 euro all’anno per ogni automobilista con una vettura diesel. Inoltre, Dona ha sottolineato il rischio che tale provvedimento vada a peggiorare ulteriormente la situazione economica dei consumatori, già gravati da un’inflazione crescente e da un costo della vita sempre più elevato.
Dona ha puntato il dito contro l’apparente incoerenza del governo, che da un lato si batte in sede europea per posticipare il passaggio ai veicoli elettrici, mentre dall’altro impone aumenti sui carburanti tradizionali in nome della transizione ecologica. Se da un lato accelerare la transizione energetica può essere una scelta giusta e lungimirante, dall’altro è evidente che molti consumatori, specie nelle fasce di reddito più basse, non possono permettersi né di rinunciare all’auto né di acquistare una vettura elettrica o ibrida.
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Le ripercussioni sociali e politiche
L’aumento delle accise rischia di diventare un tema esplosivo anche sul piano politico, soprattutto per il tradimento percepito delle promesse elettorali. Partiti come il Movimento 5 Stelle hanno già criticato apertamente la manovra, ricordando come la stessa Giorgia Meloni avesse promesso di eliminare le accise sui carburanti. Questo cambio di rotta potrebbe alienare una parte significativa dell’elettorato, specialmente in un momento in cui l’inflazione sta erodendo il potere d’acquisto delle famiglie italiane.
Conclusioni
La decisione di riallineare le accise tra benzina e diesel, pur giustificata dal governo come un passo verso la transizione ecologica, si configura come un colpo pesante per i consumatori. Massimiliano Dona e altre associazioni stanno sollevando il tema della tutela dei diritti dei cittadini, chiedendo una riflessione più attenta sulle conseguenze economiche e sociali di tali scelte. La questione delle accise potrebbe diventare uno dei punti più delicati per il governo Meloni, costringendolo a confrontarsi con le sue stesse promesse passate e con le crescenti difficoltà economiche della popolazione.
IL VIDEO:
Cosa ha scritto l’espertto Massimiliano Dona: “In arrivo una stangata per il diesel?! Il piano del Governo emerge dal Piano Strutturale di Bilancio (Psb 2025-2029), appena presentato dal Mef in Parlamento, che vorrebbe un riallineamento delle accise: ma se l’accisa del gasolio salisse da 61,74 cent a 72,84 cent al litro, ossia pari a quella della benzina, si tratterebbe di una misura pesantissima sulle tasche dei proprietari di auto a gasolio (e dei camionisti).
Ora il Governo racconta che intende ridistribuire le risorse economiche incamerate puntando su bonus green a discapito dei carburanti fossili, così da accelerare la transizione ecologica… Giustissimo, ma la stragrande maggioranza dei consumatori non può (purtroppo) rinunciare all’auto né acquistarne una nuova: pensiamo che già oggi su ogni litro di gasolio oltre il 50% se ne va in tasse tra Iva e accise (per la benzina siamo quasi al 60%).
Senza dire che questo aumento del diesel sarebbe una rovina anche per le conseguenze sull’inflazione, se pensiamo che il costo di trasporto di qualunque prodotto viene poi traslato sui consumatori finali.”