La recente telefonata tra Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, ed Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha segnato un momento cruciale nel panorama politico italiano. L’incontro, avvenuto per discutere della crisi in Medio Oriente, si è rivelato più di una semplice consultazione diplomatica: ha messo in luce un’alleanza tattica tra le due leader, con un obiettivo chiaro da parte della premier Meloni di isolare Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che ha posizioni nettamente opposte su questo tema.
Meloni, impegnata a guidare il Paese come presidente di turno del G7, ha cercato Schlein come interlocutrice principale tra le forze di opposizione, sottolineando l’importanza di un fronte unito sulla politica estera, soprattutto in un momento di crisi globale come quello attuale. Le due leader condividono infatti posizioni abbastanza vicine riguardo al conflitto israelo-palestinese, entrambe sostenendo una linea più moderata e solidale con Israele, in contrasto con la posizione radicale di Conte, che ha aspramente criticato le operazioni militari israeliane a Gaza.
Questa convergenza tra Meloni e Schlein su questioni di politica estera non è solo casuale: si tratta di una mossa strategica da parte della premier, volta a rafforzare la sua leadership e a frammentare ulteriormente il campo delle opposizioni. La decisione di Meloni di rivolgersi esclusivamente a Schlein, ignorando volutamente Giuseppe Conte, evidenzia il suo intento di isolare il leader del M5S, che ha scelto una linea più critica e dura verso Israele e verso le politiche occidentali in Ucraina. Conte, infatti, ha assunto una posizione di condanna verso Tel Aviv e ha manifestato preoccupazioni per la distruzione causata dalle forze israeliane a Gaza, distaccandosi così dalle posizioni più moderate di Meloni e Schlein.
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Questo isolamento di Conte è ulteriormente rafforzato dalla scelta di Meloni di non coinvolgere altri leader dell’opposizione, come Carlo Calenda, Matteo Renzi o Nicola Fratoianni, preferendo riconoscere Schlein come unica interlocutrice politica. La premier sembra così voler creare una frattura all’interno del fronte delle opposizioni, individuando in Schlein una figura con cui può dialogare, relegando invece Conte e altri leader a ruoli marginali. La mossa ha anche un valore simbolico: riconoscere Schlein come “leader del maggior partito di centrosinistra” è un chiaro messaggio non solo al Partito Democratico, ma a tutto il panorama politico italiano.
Questo contesto si inserisce in un quadro più ampio, in cui Meloni cerca di consolidare il suo ruolo di leader internazionale, sfruttando l’occasione della presidenza del G7 per rafforzare la posizione dell’Italia nel mondo e, allo stesso tempo, ridisegnare gli equilibri interni alla politica nazionale. Il dialogo con Schlein le consente di apparire come una leader capace di cooperare anche con l’opposizione su questioni cruciali per il Paese, pur mantenendo saldo il controllo della situazione interna.
Allo stesso tempo, per Schlein, la telefonata rappresenta un’occasione per rafforzare la sua leadership all’interno del Partito Democratico e per consolidarsi come principale alternativa a Meloni, soprattutto in un momento in cui il campo delle opposizioni appare frammentato. Schlein può ora giocare un ruolo chiave nel dialogo con il governo su temi di politica internazionale, pur mantenendo le sue differenze su altre questioni di politica interna.
In questo scenario, Giuseppe Conte appare sempre più isolato. Le sue posizioni, più radicali e spesso in contrasto con quelle degli altri partiti, lo hanno progressivamente allontanato sia dal dialogo con il governo che da quello con altre forze di opposizione. La scelta di Meloni di non coinvolgerlo nei colloqui sulla crisi mediorientale ne è la conferma: il leader del M5S rischia di rimanere ai margini del dibattito politico, relegato in una posizione di opposizione dura, ma sempre più solitaria.
In conclusione, la telefonata tra Meloni e Schlein non è solo un episodio di politica estera, ma un tassello di una strategia più ampia, che ridisegna i rapporti di forza tra governo e opposizione in Italia. Mentre Meloni consolida il suo ruolo di leader internazionale, Schlein si afferma come principale interlocutrice dell’opposizione, e Conte, con le sue posizioni radicali, rischia di essere sempre più marginalizzato.