Marco Travaglio a Otto e Mezzo: “Israele sa di poter andare…” IL VIDEO contro gli attacchi

Nel suo recente intervento a Otto e Mezzo su La7, Marco Travaglio ha espresso un’opinione tagliente sulla situazione attuale in Medio Oriente, in particolare riguardo agli attacchi israeliani contro tre basi della missione UNIFIL nel sud del Libano, due delle quali presidiate da contingenti italiani. Il direttore de Il Fatto Quotidiano ha sottolineato come Israele stia sfruttando l’assenza di reali sanzioni da parte della comunità internazionale per proseguire la sua azione militare senza limiti apparenti.

Travaglio ha criticato la totale mancanza di misure concrete da parte degli attori internazionali che, a suo dire, “abbaiano senza mordere”: nessun ritiro di ambasciatori, nessuna sanzione economica o militare. Questo, ha osservato, ha dato al governo di Benjamin Netanyahu il segnale che può continuare la sua offensiva a tempo indeterminato, mentre il mondo rimane a guardare.

Il giornalista ha poi fatto un paragone con il conflitto del 2006 tra Israele e Hezbollah, sottolineando come la situazione attuale sia ben diversa. Oggi ci sono oltre 10.000 soldati UNIFIL sul terreno, una forza d’interposizione creata per mantenere la pace dopo la fine di una guerra. Tuttavia, la guerra non è finita, è solo all’inizio, e secondo Travaglio la situazione è molto più complessa di un “repulisti” periodico del Libano meridionale. Netanyahu, ha aggiunto, ha un’agenda molto più vasta, che riguarda anche altri sette paesi vicini a Israele.

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In chiusura, Travaglio ha espresso scetticismo riguardo alla possibilità che la missione UNIFIL possa svolgere efficacemente il proprio ruolo di fronte alla potenza militare israeliana, descrivendo i 10.000 uomini delle Nazioni Unite come “vasetti di coccio di fronte a un vaso d’acciaio”. Ha poi lanciato un avvertimento: non si può parlare di errore dopo tre attacchi coordinati, e l’Italia dovrà decidere come rispondere prima che accada il peggio. In un contesto in cui le conferenze stampa sembrano sostituire azioni concrete, il rischio per il contingente italiano è evidente, ma le risposte politiche sembrano ancora incerte.

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