Di Battista Scatenato a La Confessione: “Di Maio Dice M…….e, Io Cammino a Testa Alta, Lui No” IL VIDEO SHOCK

Alessandro Di Battista è tornato alla ribalta con dichiarazioni forti e senza filtri, ospite della trasmissione La Confessione di Peter Gomez, che è andata in onda questa sera su Rai3. Nel corso dell’intervista, l’ex deputato del Movimento 5 Stelle ha colto l’occasione per esprimere apertamente il suo disappunto nei confronti del suo ex compagno di partito, Luigi Di Maio, ora rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo. Le sue parole hanno assunto toni particolarmente critici in risposta a un’intervista recente rilasciata da Di Maio a Maria Latella, in cui l’ex ministro degli Esteri ha affermato di aver provato a orientare il Movimento verso un maggiore filoatlantismo e una posizione più equilibrata rispetto alla questione israelo-palestinese.

Di Battista ha subito manifestato il suo dissenso, accompagnando la risposta con gesti e mimica che non lasciavano spazio a interpretazioni. Le sue parole sono state inequivocabili: “Ha detto una minchiata, no? Come tante di quelle che sta dicendo ultimamente,” ha dichiarato senza mezzi termini. L’ex deputato ha proseguito con una critica pungente nei confronti dell’interpretazione di Di Maio, accusandolo di voler riscrivere la storia recente del Movimento 5 Stelle per giustificare un cambiamento di rotta che, secondo Di Battista, non rappresenta le origini né le intenzioni del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Con un tono deciso, Di Battista ha sottolineato quanto fosse patetico sostenere che il consenso elettorale del Movimento – che nel 2018 raggiunse il 30% – fosse dovuto a una presunta svolta filoatlantista o a posizioni più filoisraeliane. “Voleva far credere che il 30 per cento lo abbiamo preso all’epoca perché spingevamo per posizioni più filoisraeliane? È una roba patetica, però chi è causa del suo mal, pianga se stesso,” ha aggiunto, puntando il dito contro l’ex collega per quello che ha descritto come un tradimento dei principi originari del Movimento 5 Stelle.

Le dichiarazioni di Di Maio, infatti, sembrano rappresentare un tentativo di giustificare l’evoluzione politica che lo ha portato a un allontanamento dalle posizioni anti-establishment, a favore di una maggiore integrazione con il sistema politico ed economico internazionale, particolarmente attraverso l’appoggio all’Alleanza Atlantica e a Israele. Di Battista, invece, ha ribadito la sua ferma opposizione a queste derive, accusando l’ex “fratello” politico di aver smarrito la coerenza e l’autenticità che avevano contraddistinto la loro lotta iniziale.

“Peter, io cammino a testa alta, sempre e comunque, lui no,” ha concluso Di Battista, rimarcando una distinzione morale oltre che politica tra sé e Di Maio. L’affermazione rappresenta non solo una rivendicazione di superiorità etica, ma anche un chiaro messaggio ai sostenitori del Movimento 5 Stelle: Di Battista vuole essere visto come il custode dei valori originari del movimento, quello che non ha mai abbandonato l’idea di un’Italia sovrana, capace di perseguire una politica estera indipendente dai dettami di Washington o Bruxelles.

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Le parole dell’ex deputato mettono in luce il profondo solco che si è creato tra due personaggi che in passato erano considerati amici stretti e “fratelli” politici, ma che oggi sembrano appartenere a mondi ideologicamente opposti. Di Battista continua a difendere una linea dura e intransigente, fedele all’ideale anti-sistema che caratterizzava il Movimento all’epoca della sua ascesa, mentre Di Maio ha intrapreso un percorso verso una maggiore moderazione e conformità alle dinamiche internazionali, che ha portato molti a parlare di “tradimento” degli ideali originali.

Questa netta contrapposizione tra i due evidenzia la spaccatura all’interno del Movimento 5 Stelle e riflette una crisi più ampia nel panorama politico italiano, dove le scelte di campo e le alleanze internazionali continuano a dividere i leader e la base elettorale. Di Battista, con le sue dichiarazioni, si pone come il volto della resistenza a qualsiasi compromesso con il “sistema”, mentre Di Maio sembra incarnare l’evoluzione politica di chi ha scelto di adattarsi per sopravvivere e prosperare in un contesto sempre più complesso e globalizzato.
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