Il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni e con Giancarlo Giorgetti al Ministero dell’Economia, ha fatto un passo indietro sull’impegno di ridurre il canone RAI. Durante l’approvazione della legge di Bilancio per il 2025, infatti, non è stata inclusa alcuna misura per mantenere la riduzione del canone RAI da 90 a 70 euro, una riduzione temporanea prevista solo per il 2024. Questo rappresenta un dietrofront rispetto alle rassicurazioni date da Giorgetti pochi giorni prima, il 18 ottobre, quando il ministro aveva dichiarato che il taglio del canone per il 2025 sarebbe stato confermato.
La vicenda: dalle promesse alla realtà
Il canone RAI è una tassa annuale dovuta da chi possiede un apparecchio televisivo, che viene addebitata direttamente nella bolletta elettrica per gli utenti con contratto di fornitura di energia elettrica residenziale. Introdotta nel 2017, questa modalità di riscossione ha ridotto il canone da 113 a 90 euro, abbassandone il costo per le famiglie e aumentando la compliance fiscale.
Nel 2024, il governo aveva deciso di ridurre ulteriormente il canone a 70 euro, una misura temporanea che è stata presentata come un aiuto per le famiglie colpite dall’aumento del costo della vita. Tuttavia, questa riduzione non è stata rinnovata nel disegno di legge di Bilancio per il 2025, creando delusione e polemiche, soprattutto tra i sostenitori della riduzione fiscale e tra i membri della Lega, che avevano incluso nel loro programma elettorale l’abolizione progressiva del canone entro il 2030.
Le implicazioni politiche e sociali
L’assenza del taglio del canone nella manovra finanziaria 2025 rappresenta una marcia indietro significativa rispetto alle promesse del governo e un segnale di difficoltà nel mantenere impegni chiave per l’elettorato. Infatti, l’abolizione o riduzione del canone è stata una delle promesse principali della Lega durante la campagna elettorale del 2022, quando Matteo Salvini aveva garantito una progressiva riduzione del canone fino alla sua abolizione nel 2030.
Tuttavia, l’attuale disegno di legge di Bilancio non contiene alcun riferimento alla riduzione del canone RAI, né accenna a futuri tagli programmati. Questo ha fatto emergere dubbi sulla capacità del governo di attuare riforme significative in materia di pressione fiscale e gestione delle risorse pubbliche. L’assenza di fondi destinati alla copertura della riduzione del canone potrebbe essere legata alla necessità di mantenere in equilibrio i conti pubblici, vista la crisi economica internazionale e le sfide fiscali interne.
Il contesto economico: una scelta forzata?
La decisione di non rinnovare la riduzione del canone RAI può essere vista come una necessità legata al bilancio statale. La temporanea riduzione del canone nel 2024 ha avuto un costo di circa 430 milioni di euro, un importo considerevole in un momento in cui il governo si trova a fronteggiare una serie di sfide economiche. L’Italia continua a lottare con un elevato debito pubblico e una crescita economica limitata, e le risorse destinate al bilancio devono essere allocate con attenzione per garantire il mantenimento dei servizi pubblici essenziali e il rispetto dei vincoli di bilancio europei.
Nel contesto delle restrizioni di bilancio, la scelta di non confermare la riduzione del canone potrebbe essere stata influenzata dalla difficoltà di compensare la perdita di entrate. Prima del taglio, il gettito del canone rappresentava circa 1,9 miliardi di euro all’anno per la RAI, un contributo fondamentale per sostenere le attività del servizio pubblico radiotelevisivo. Coprire la mancanza di fondi derivante dalla riduzione del canone con un aumento delle entrate pubblicitarie, come proposto dalla Lega, appare complesso, soprattutto considerando il mercato pubblicitario in declino e le nuove dinamiche di consumo dei media.
Leggi anche
ULTIM’ORA – Arriva l’annuncio di Giuseppe Conte su costituente. “Abbiamo raggiunto…” – VITTORIA?!
“Soddisfazione per tutti, vittoria per chi ha deciso di decidere” Roma, 23 novembre – Il Movimento 5 Stelle (M5S) ha
Le prospettive: quali sono le alternative?
Con l’approvazione della legge di Bilancio entro la fine dell’anno, rimane da vedere se vi sarà spazio per modifiche che possano reintrodurre la riduzione del canone. La manovra passerà prima alla Camera dei Deputati e poi al Senato per l’approvazione finale, con la possibilità di emendamenti e modifiche. Tuttavia, la mancanza di indicazioni nel Documento programmatico di bilancio 2025, pubblicato il 15 ottobre, fa pensare che il governo non intenda dare priorità a questa misura.
Se il taglio del canone non verrà confermato, potrebbero emergere alternative come una riduzione parziale o forme di compensazione indiretta per le famiglie, come agevolazioni fiscali o altri interventi a sostegno del reddito. Tuttavia, queste misure restano ancora incerte e soggette alla disponibilità di risorse finanziarie.
Le reazioni politiche e pubbliche
Le reazioni alla mancata conferma della riduzione del canone sono state prevalentemente critiche. Gli esponenti dell’opposizione hanno accusato il governo di non rispettare le promesse fatte e di penalizzare le famiglie in un momento di difficoltà economica. Alcuni esponenti della Lega, come i deputati promotori della proposta di legge per abolire il canone, hanno espresso delusione e preoccupazione, ribadendo la necessità di una riforma del sistema di finanziamento della RAI.
Le associazioni dei consumatori hanno evidenziato come l’assenza di una riduzione del canone rappresenti un aggravio per i cittadini, già provati dall’aumento dei costi energetici e dall’inflazione. Queste critiche sollevano interrogativi sull’opportunità di proseguire con l’attuale modello di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo, basato su un canone obbligatorio per tutti i possessori di un televisore.
Conclusioni
La mancata conferma della riduzione del canone RAI per il 2025 rappresenta una battuta d’arresto significativa per il governo e un segnale di difficoltà nel mantenere gli impegni elettorali. In un contesto economico difficile, la priorità sembra essere data alla stabilità dei conti pubblici piuttosto che a misure di alleggerimento fiscale. Tuttavia, questo passo indietro potrebbe avere ripercussioni politiche, soprattutto tra i sostenitori della riduzione fiscale e tra gli elettori che avevano riposto fiducia nelle promesse della Lega.
La questione del canone RAI resta quindi aperta e potrebbe riemergere nei prossimi anni, con la necessità di trovare un equilibrio tra il finanziamento del servizio pubblico e il sollievo fiscale per i cittadini.