Negli ultimi giorni, il Movimento 5 Stelle (M5S) è stato scosso da un acceso confronto interno tra il suo fondatore, Beppe Grillo, e il presidente Giuseppe Conte. Le dichiarazioni di Grillo, spesso taglienti, hanno sottolineato l’evidente distanza tra la visione originaria del movimento e la direzione attuale, incarnata da Conte. Questo scontro rappresenta l’ultima fase di una serie di tensioni che da tempo agitano il M5S, sollevando dubbi sulla sua identità e sul futuro della leadership.
Grillo e il “feticismo della comunicazione”
In un recente video pubblicato sul suo blog, Grillo ha espresso il suo disappunto verso l’intervista di Conte al giornalista Bruno Vespa, un’iniziativa che, secondo il comico genovese, tradisce lo spirito del Movimento. “Vorrei dire una cosa io, perché anche Vespa si inserisce in questa liturgia terrificante di avvocati e notai. Siamo al feticismo della comunicazione,” ha affermato Grillo. Queste parole riflettono la critica costante di Grillo verso quello che considera un allontanamento dal linguaggio e dagli ideali genuini e rivoluzionari del M5S, che ora sembra, secondo lui, essersi adeguato ai meccanismi tradizionali della politica italiana.
La critica alla democrazia interna
Uno dei punti chiave sollevati da Grillo è il modo in cui vengono scelti i candidati e gestite le alleanze, soprattutto a livello regionale. Facendo riferimento alle elezioni in Liguria e in Emilia Romagna, Grillo ha contestato l’approccio attuale del Movimento, sostenendo che i candidati non siano stati selezionati secondo il principio fondante della “democrazia dal basso,” bensì imposti dall’alto in un modo che richiama i “soliti giochi della vecchia politica”. Questo, per Grillo, è il segno di una “bassa democrazia,” che tradisce l’ideale originario del Movimento di dare potere decisionale ai cittadini e agli attivisti.
Il “diritto all’estinzione” del Movimento
Grillo è andato oltre, affermando con fermezza che rivendica il suo “diritto all’estinzione del Movimento.” Questa dichiarazione ha colpito profondamente la base del M5S, poiché mette in discussione la stessa esistenza dell’organizzazione in assenza di un ritorno agli ideali originari. Grillo ha detto chiaramente che non intende “fare casino,” ma ha ribadito il suo disappunto per l’attuale leadership e per una struttura che, a suo parere, è ormai lontana dal progetto iniziale.
Conte: “Mago di Oz” o leader in cerca di autonomia?
In un’altra dichiarazione pungente, Grillo ha definito Conte il “Mago di Oz,” suggerendo che l’ex presidente del Consiglio è ormai una figura che “parla di democrazia diretta,” ma in realtà è alla guida di un movimento che, a suo dire, “non c’è più, è evaporato.” L’accusa implicita è che Conte utilizzi la retorica del M5S per legittimare un progetto politico personale, che potrebbe anche evolversi in un nuovo partito. “Potrebbe anche arrivare all’8%,” ha ironizzato Grillo, lasciando intendere che, senza una chiara linea ideologica, il Movimento rischia di diventare uno strumento per soddisfare le ambizioni politiche di Conte.
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Una frattura insanabile?
Queste critiche hanno acceso il dibattito all’interno del M5S, e mentre alcuni membri sostengono Conte come garante di una svolta progressista e istituzionale, altri vedono in Grillo il custode dello spirito rivoluzionario originario. La visione di Grillo è chiara: il M5S non dovrebbe trasformarsi in un partito tradizionale, e l’avvicinamento a figure politiche di sinistra e a strategie elettorali convenzionali potrebbe comprometterne l’integrità. Tuttavia, Conte si è impegnato a dare al Movimento una struttura e una visibilità maggiori, cercando di consolidarlo come una forza progressista e governativa.
Il futuro del Movimento
Questo scontro tra Grillo e Conte rappresenta una battaglia per il controllo ideologico e strategico del M5S. Da un lato, vi è la volontà di preservare la purezza originaria del Movimento, dall’altro, la necessità di adattarsi alla realtà politica attuale per mantenere un ruolo di rilevanza. La frattura appare profonda e sembra difficile immaginare una riconciliazione senza che una delle due fazioni ceda.
In definitiva, il conflitto tra Grillo e Conte mette in luce una crisi di identità che il M5S deve affrontare per definire il suo futuro. Se il Movimento deciderà di proseguire sulla strada tracciata da Conte, potrebbe consolidarsi come un partito politico convenzionale, rinunciando in parte alla sua natura di movimento di rottura. Al contrario, se prevalessero le posizioni di Grillo, il M5S potrebbe decidere di ritirarsi dalla scena politica o di reinventarsi radicalmente, rifondando il concetto stesso di democrazia dal basso.
IL VIDEO: