Conte alla Camera duro contro gli Elkann e Governo e difende i lavoratori ex Fiat – IL VIDEO

 – La crisi del settore automobilistico italiano sembra prendere una piega sempre più preoccupante, soprattutto alla luce delle recenti dichiarazioni di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle. Durante un’audizione in Commissione con i sindacati sul dossier Stellantis, Conte ha espresso un allarme profondo riguardo alla mancanza di una strategia concreta da parte della multinazionale automobilistica, mettendo in luce il rischio di un declino “irreversibile” per l’intero settore.

La Questione Stellantis: tra Mantenimento dei Livelli Occupazionali e Dividendi in Crescita

Giuseppe Conte ha espresso forti dubbi circa la gestione e le strategie future di Stellantis, uno dei maggiori gruppi automobilistici globali, nato dalla fusione tra FCA e PSA. Durante il suo intervento, Conte ha evidenziato come il messaggio ricevuto da Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, sembrasse più simile a quello di un “commissario liquidatore” che a un dirigente intenzionato a rilanciare l’azienda. Una critica dura, che mette in evidenza l’assenza di una visione chiara e di un piano industriale solido.

Il contesto in cui si collocano queste dichiarazioni è complesso e teso. Stellantis, come altre grandi aziende, ha da tempo promesso investimenti significativi per salvaguardare i posti di lavoro e assicurare il mantenimento di una certa capacità produttiva. Tuttavia, i sindacati hanno sollevato preoccupazioni crescenti riguardo al numero di dipendenti a rischio licenziamento e alla possibile chiusura di stabilimenti in Italia. Conte ha sottolineato che il presidente di Stellantis, John Elkann, si era impegnato in passato a rispettare questi livelli occupazionali, ma ora sembra che le promesse non siano state mantenute.

Conte ha poi denunciato la contraddizione tra i profitti dei soci, i crescenti dividendi e i premi agli amministratori, in contrasto con le difficoltà e le incertezze dei lavoratori del settore. “Vediamo dividendi dei soci sempre più lucrosi e liquidazioni di premi degli amministratori sempre più consistenti”, ha dichiarato. La crescita dei profitti, a fronte di un apparente disimpegno dal mantenimento di posti di lavoro e investimenti industriali in Italia, rappresenta un serio motivo di preoccupazione per Conte e per l’intero comparto sindacale.

Un Problema di Strategia: La Critica alla Mancanza di Piano Industriale

Secondo Conte, ciò che desta maggior preoccupazione è la mancanza di una strategia chiara da parte di Stellantis per affrontare la crisi del settore. L’assenza di un piano industriale preciso e concreto rende incerto il futuro di numerosi lavoratori italiani. In questo contesto, Conte ha chiesto a gran voce l’intervento di Elkann, perché fornisca spiegazioni e chiarisca quale sia l’effettiva posizione di Stellantis rispetto agli impegni presi.

La richiesta di Conte non è isolata. Molti rappresentanti politici e sindacali chiedono che Stellantis assuma una posizione chiara e trasparente, che miri al rilancio dell’industria automobilistica italiana piuttosto che a una mera gestione finanziaria che guardi solo ai profitti a breve termine. Tale gestione, infatti, non sembra considerare le conseguenze occupazionali e sociali che deriverebbero da un’eventuale riduzione della presenza industriale sul territorio nazionale.

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Il Contesto della Crisi Automobilistica in Italia e in Europa

Questa situazione non riguarda solo Stellantis ma si inserisce in una crisi più ampia che affligge l’intero settore automobilistico in Europa. La transizione verso la mobilità elettrica e sostenibile, promossa anche dalle normative dell’Unione Europea, sta creando profonde trasformazioni nel comparto produttivo. Le aziende automobilistiche si trovano a dover fare i conti con ingenti investimenti per adattarsi alle nuove tecnologie e alle aspettative ambientali, in un contesto economico sfavorevole segnato da inflazione, instabilità dei mercati energetici e aumento dei costi delle materie prime.

In questo scenario, il rischio di un ridimensionamento della produzione automobilistica in Europa, e in particolare in Italia, è concreto. Molti analisti del settore sostengono che le grandi aziende automobilistiche potrebbero preferire delocalizzare la produzione verso mercati con costi di manodopera più bassi, mentre in Italia potrebbero restare solo attività di ricerca e sviluppo, con inevitabili ricadute negative sull’occupazione e sul tessuto industriale locale.

Le Richieste dei Sindacati e la Risposta del Governo

I sindacati hanno chiesto che il governo italiano intervenga con urgenza per proteggere i posti di lavoro e garantire che Stellantis e altre aziende del settore mantengano i loro impegni sul territorio nazionale. Secondo i sindacati, è fondamentale che il governo adotti misure concrete per incentivare l’innovazione e la transizione ecologica nel settore automobilistico, al fine di evitare un declino irreversibile.

D’altra parte, il governo ha dichiarato di voler monitorare attentamente la situazione, anche se fino a ora non sono state annunciate misure specifiche. La sfida sarà quella di trovare un equilibrio tra le esigenze delle aziende, che devono competere in un mercato globale in rapida evoluzione, e la necessità di proteggere l’occupazione e sostenere le comunità locali.

Conclusione: Un Appello per la Difesa dell’Industria Italiana

La crisi di Stellantis e del settore automobilistico italiano rappresenta un punto di svolta che richiede risposte forti e rapide. Le parole di Conte sottolineano un appello alla responsabilità delle aziende e del governo per evitare una spirale di declino che potrebbe avere effetti devastanti sul comparto industriale nazionale.

Se il settore automobilistico italiano vuole avere un futuro, è necessario che tutti i soggetti coinvolti – aziende, sindacati e governo – lavorino insieme per trovare soluzioni condivise. Servono investimenti in innovazione e una politica industriale che punti a salvaguardare l’occupazione e a garantire che la transizione verso la mobilità sostenibile non lasci indietro i lavoratori.
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