Ettore Licheri ospite di Andrea Pancani, ha lanciato un durissimo affondo contro la narrativa di una certa destra italiana riguardo ai presunti dossieraggi.
La sua critica è mirata principalmente alla gestione di una vicenda di scottante attualità: la possibile interferenza politica e il controllo delle informazioni all’interno dello stesso schieramento di destra. Di seguito, analizziamo punto per punto le sue dichiarazioni, basate su prove e documentazioni che egli stesso ha menzionato, in particolare facendo riferimento all’indagine condotta dal quotidiano Il Domani. Trovate il video in fondo all’articolo
Licheri ha sottolineato come la vicenda ruoti attorno a Enrico Pazzagli, presidente della Fondazione Fiera di Milano, che è al centro delle polemiche ma che, stranamente, non è stato messo sotto pressione per le dimissioni. Licheri ha infatti ricordato come in altre occasioni, in passato, figure politiche di minor impatto mediatico siano state attaccate senza remore Qui, invece, il silenzio sembra prevalere, e non vi è una forte richiesta di dimissioni per Pazzagli.
Una Questione di Propaganda Interna: “La Destra Spia la Destra”
Secondo Licheri, l’intera vicenda dimostra che si tratta di una “destra che spia la destra,” con l’obiettivo di regolare i conti interni. Si tratterebbe, secondo le indagini, di un “mercimonio di dati” usato per controllare e sabotare gli stessi componenti della destra. Tale accusa, per Licheri, trova conferma nelle dichiarazioni dei magistrati coinvolti, che avrebbero definito la situazione un “verminaio”, una rete di losche manovre che avrebbe al centro proprio la figura di Pazzagli.
La Cybersicurezza al Centro della Critica
Licheri ha poi portato l’attenzione su un altro tema fondamentale: la cybersicurezza italiana. Pur sottolineando che il governo ha redatto un disegno di legge sulla cybersicurezza, ha aspramente criticato la mancanza di risorse economiche assegnate a questo settore. Secondo Licheri, il DDL contiene “zero, zero, zero risorse,” segno, a suo avviso, di una mancanza di reale volontà politica di affrontare la questione. La sua accusa è mirata al fatto che, senza fondi adeguati, qualsiasi normativa risulta inefficace, lasciando il Paese vulnerabile e privo degli strumenti necessari per contrastare le minacce informatiche.
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La critica di Licheri si estende fino alla scelta di chi guida l’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza. A suo avviso, la persona a capo di un’istituzione così cruciale sarebbe stata selezionata più per il proprio supporto politico che per le competenze nel settore. In particolare, Licheri ha ricordato come il capo dell’Agenzia abbia partecipato a un evento politico a Pescara, durante il quale si è espresso a favore della leader della destra, Giorgia Meloni, promettendo che avrebbe “cambiato l’Europa”. Questa presenza pubblica e dichiarata ha sollevato in Licheri il sospetto di un legame tra politica e sicurezza nazionale, una connessione che egli reputa pericolosa per la trasparenza e l’indipendenza del sistema di sicurezza cibernetica.
Licheri ha quindi sollecitato il governo, e in particolare il premier, a fornire spiegazioni su come sia possibile che dati sensibili siano stati intercettati e utilizzati in una lotta politica interna. “Chiediamo che il premier venga alle Camere a riferirci,” ha dichiarato, evidenziando la necessità di chiarire come sia stato possibile “bucare un sistema addirittura interno agli stessi corpi investigativi.” La sua richiesta è tesa a ottenere risposte concrete, e non a lasciar passare l’episodio come semplice “chiacchiera”.
Concludendo il suo intervento, Licheri ha invitato l’interlocutore Salini a riflettere sull’impatto che questa vicenda può avere sullo scenario politico italiano. “C’è un silenzio assordante,” ha affermato, esprimendo il proprio disappunto per l’apparente reticenza delle istituzioni a intervenire con fermezza. Per Licheri, la mancanza di risposte trasparenti non fa che alimentare dubbi sull’integrità del sistema e della sicurezza nazionale.
Il discorso di Licheri, dunque, va ben oltre la semplice critica alla destra italiana. Licheri ha richiamato la necessità di una maggiore trasparenza e di una gestione seria e professionale della cybersicurezza, senza lasciarla in balia di influenze politiche. Questo intervento su La7 ha certamente scosso il pubblico e aperto un dibattito importante su come il governo intende affrontare la questione della sicurezza informatica e l’indipendenza delle istituzioni di vigilanza in Italia.
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