Nel dibattito su ruolo e futuro della Rai, il confronto si accende tra Bruno Vespa e Giovanni Floris, due figure di spicco del giornalismo televisivo italiano. Durante la conferenza “Le sfide del servizio pubblico”, tenutasi a Palazzo Giustiniani e promossa dalla senatrice Barbara Floridia (M5S), presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, i due giornalisti hanno manifestato posizioni contrastanti, soprattutto sui temi di indipendenza editoriale e di governance dell’azienda pubblica. L’evento, finalizzato a riflettere sul significato di servizio pubblico, ha messo in luce divergenze profonde tra Vespa e Floris, a partire dal ricordo di Enzo Biagi e Michele Santoro, noti giornalisti che hanno segnato la storia della Rai.
L’indipendenza della Rai e la proposta di un “modello Bankitalia”
Floris ha aperto il confronto suggerendo l’adozione di un modello di governance simile a quello di Banca d’Italia. Nel suo intervento, il conduttore di DiMartedì ha proposto che il vertice della Rai sia di nomina governativa, ma con l’autonomia necessaria per poter criticare il governo quando opportuno, garantendo così una reale indipendenza dell’informazione. La proposta ha suscitato l’interesse dei presenti, in quanto il modello Bankitalia rappresenterebbe un’alternativa all’attuale gestione politica della Rai. Tuttavia, per Fratelli d’Italia (FdI), il partito di governo, una revisione della governance non rappresenta una priorità. Come ha dichiarato il senatore Maurizio Gasparri, la questione potrebbe essere rinviata poiché “la legge, comunque, la facciamo noi”. Queste dichiarazioni evidenziano il desiderio di FdI di mantenere un certo controllo sull’emittente pubblica, evitando una riforma radicale che potrebbe ridurre l’influenza dei partiti.
Il ruolo del giornalismo e le divergenze tra Vespa e Floris
Uno dei punti più accesi della discussione è emerso quando Floris ha ricordato come la trasmissione Ballarò, da lui condotta, sia nata in seguito all’allontanamento di Enzo Biagi e Michele Santoro dalla Rai. Floris ha sottolineato come quei due giornalisti fossero stati “cacciati” per le loro posizioni critiche nei confronti del governo. Vespa, però, ha avuto una reazione critica, sostenendo che Biagi e Santoro non possano essere considerati “martiri”. “Non sono martiri – ha affermato Vespa – sono stati liquidati magnificamente e di questo non si parla mai”. La posizione di Vespa riflette una visione meno drammatica dell’allontanamento di Biagi e Santoro, quasi a suggerire che il loro addio non sia stato una perdita dolorosa per la Rai.
Il diverbio si è fatto ancora più teso quando Vespa ha chiesto a Floris se avesse mai percepito, nelle passate stagioni politiche, una “aggressività” come quella manifestata oggi contro esponenti del centrodestra. Floris ha prontamente ribattuto, ricordando i periodi in cui l’informazione è stata ugualmente aggressiva nei confronti di politici di sinistra, come Matteo Renzi, o in passato, con Silvio Berlusconi. La risposta di Floris evidenzia come, nella sua esperienza, le pressioni politiche sull’informazione non siano limitate a una sola parte politica, ma rappresentino un fenomeno diffuso e trasversale.
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Il tetto agli stipendi dei manager Rai
Entrambi i giornalisti si sono trovati d’accordo su un punto: l’eliminazione del tetto agli stipendi per i manager della Rai. Vespa e Floris hanno sottolineato che una maggiore libertà salariale potrebbe attrarre figure di alto livello, capaci di portare un valore aggiunto all’azienda. Attualmente, la Rai è soggetta a un tetto salariale per i dirigenti pubblici, che limita le retribuzioni rispetto al mercato privato. Tuttavia, Vespa ha suggerito che rimuovere questa barriera possa costituire un passo verso una maggiore competitività, e forse verso un’indipendenza da interessi di parte.
La necessità di un modello tedesco per una Rai più libera
Nel dibattito si è inserito anche il giornalista Marco Travaglio, che ha espresso la necessità di adottare un modello simile a quello tedesco per garantire l’indipendenza della Rai. Travaglio ha rivelato che alcuni colleghi della rete pubblica lo contattano frequentemente per raccontargli notizie che difficilmente riuscirebbero a emergere in televisione. Questo dato evidenzia come alcuni giornalisti percepiscano la Rai come un’entità ancora controllata, in cui la libertà di informazione è talvolta vincolata agli interessi dei partiti. Secondo Travaglio, un modello più autonomo potrebbe permettere alla Rai di liberarsi dalle influenze politiche e svolgere il proprio ruolo di servizio pubblico in modo trasparente.
Una Rai tra passato e futuro
Il dibattito tra Vespa e Floris, due dei più importanti volti del giornalismo televisivo italiano, sottolinea quanto sia complesso il tema dell’indipendenza e della governance del servizio pubblico. Mentre Vespa sembra voler ridimensionare la narrativa drammatica del passato, in cui figure come Biagi e Santoro sarebbero state vittime della censura, Floris si fa portavoce di un’esperienza in cui la libertà giornalistica è spesso minacciata da interessi politici. La loro visione opposta riflette un conflitto che affonda le radici nella storia della Rai e solleva interrogativi su come, nel futuro, l’azienda possa rispondere alle sfide di un’informazione libera e autonoma.
Il futuro della Rai è dunque ancora un’incognita, stretto tra le spinte riformatrici e il desiderio di mantenere un controllo politico. La speranza è che il dibattito odierno possa portare a un cambiamento strutturale, in grado di garantire una vera indipendenza dell’informazione e un servizio pubblico realmente libero da influenze esterne.