Negli ultimi giorni, l’Università McGill di Montreal, in Canada, è stata protagonista di una controversia che evidenzia le crescenti difficoltà nel mantenere uno spazio di dialogo aperto e critico riguardo alla questione israelo-palestinese all’interno delle università nordamericane. Al centro dell’episodio vi è Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, che ha tenuto un discorso alla McGill nonostante le pressioni per annullare il suo intervento. Il caso di Albanese è emblematico di un fenomeno più ampio, in cui le critiche verso Israele vengono sistematicamente ostacolate in ambito accademico.
La Ricollocazione dell’Evento
L’evento di Albanese era stato inizialmente programmato presso la Facoltà di Giurisprudenza della McGill, ma è stato successivamente trasferito nell’edificio dell’unione studentesca dopo che alcuni gruppi pro-Israele avevano espresso il proprio dissenso, sollecitando la cancellazione dell’evento stesso. Una lettera inviata all’amministrazione dell’università invitava a vietare la presenza di Albanese sul campus, alimentando le tensioni e suscitando preoccupazione tra gli studenti e i sostenitori della libertà accademica.
Nonostante la ricollocazione, l’evento ha avuto luogo in una sala gremita. Albanese ha commentato le difficoltà che l’organizzazione ha dovuto affrontare, sottolineando l’importanza di poter discutere liberamente questioni delicate come il conflitto israelo-palestinese. “Conosco gli ostacoli che avete dovuto superare per rendere possibile questo momento, e ciò rende tutto ancora più devastante,” ha dichiarato, riconoscendo l’impegno degli organizzatori. “Non possiamo piangere, non possiamo parlare,” ha aggiunto, riassumendo il clima di oppressione che circonda il dibattito sul tema.
La Reazione del Corpo Studentesco
Gli organizzatori dell’evento non hanno risparmiato critiche alla McGill. Hugo-Victor Solomon, rappresentante dell’unione studentesca, ha accusato l’università di aver tentato di “sopprimere senza vergogna” l’evento e di aver minacciato sanzioni disciplinari contro gli studenti coinvolti. Questa posizione riflette un disagio crescente tra studenti e accademici che vedono limitata la loro capacità di esprimere opinioni critiche verso Israele.
L’episodio alla McGill è indicativo di una tendenza diffusa nelle università nordamericane, dove i dibattiti sulla Palestina e Israele vengono spesso bloccati o scoraggiati, in parte per l’influenza di lobby pro-Israele. Gli attivisti pro-palestinesi sostengono che esista una resistenza istituzionalizzata che mina la libertà accademica, limitando il dibattito su temi politicamente sensibili.
Il Contesto Nazionale della Visita di Albanese
La visita di Francesca Albanese alla McGill fa parte di un tour canadese che ha incontrato numerose difficoltà e pressioni. Albanese ha denunciato una forte opposizione da parte di gruppi pro-Israele, che, secondo lei, sarebbero stati “molto vocali, molto virulenti, molto aggressivi.” Albanese ha sostenuto che tali gruppi abbiano esercitato pressioni sul governo canadese per cancellare alcuni incontri previsti, compreso uno con la Ministra degli Affari Esteri Melanie Joly.
A Parliament Hill, parlando ai giornalisti, Albanese ha espresso la sua frustrazione: “Cosa temono? Sto dicendo la verità; sto solo parlando di fatti e diritto internazionale.” Le parole di Albanese rappresentano il sentimento di molti sostenitori della causa palestinese, che si sentono ostacolati nel loro diritto di presentare analisi legali e storiche sulla situazione nei territori occupati.
Libertà Accademica e Spazi di Discussione in Pericolo
La decisione della McGill di spostare l’evento, e le reazioni che ne sono seguite, sono emblematiche delle difficoltà che incontrano coloro che cercano di sostenere l’attivismo pro-palestinese nelle università. Molti ritengono che esista una resistenza istituzionalizzata al discorso aperto sulla questione israelo-palestinese nei campus nordamericani, dove l’influenza delle lobby pro-Israele sembra limitare la libertà accademica.
Duncan Kennedy, Professore di Harvard Law, ha recentemente denunciato quelli che definisce “doppi standard” nella gestione delle proteste relative alla Palestina rispetto ad altre forme di attivismo. Kennedy e altri docenti sostengono che il sostegno alle cause palestinesi venga spesso ostacolato da pressioni esterne e da istituzioni che temono le ripercussioni.
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L’Effetto della Censura: Maggiore Interesse Pubblico
Paradossalmente, i tentativi della McGill di limitare l’evento con Albanese hanno finito per generare un maggiore interesse. L’affluenza di pubblico ha dimostrato che, nonostante i tentativi di sopprimere il dibattito, il tema palestinese ha una forte risonanza tra studenti e comunità accademica. Questo episodio dimostra che, talvolta, le iniziative di censura hanno l’effetto opposto, portando maggiore attenzione sulle questioni che si vorrebbero ignorare.
Conclusione
L’evento di Francesca Albanese alla McGill University mette in luce una problematica più ampia che riguarda il futuro della libertà di espressione e del dibattito accademico sulle questioni israelo-palestinesi nelle università nordamericane. I sostenitori dei diritti palestinesi e della libertà accademica ritengono che le istituzioni accademiche debbano fare di più per garantire che le università rimangano luoghi di dialogo aperto, indipendentemente dalle pressioni esterne.
La risposta della McGill e di altre istituzioni di fronte a tali controversie avrà un impatto significativo sul futuro delle discussioni riguardanti Israele e Palestina nelle università.
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