L’incontro tra la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e l’ex Presidente del Consiglio, Mario Draghi, rappresenta una mossa che solleva interrogativi e perplessità nel panorama politico italiano. Non è passata inosservata, infatti, la scelta di Schlein di incontrare una figura così iconica delle élite finanziarie e istituzionali europee, proprio in un momento in cui il PD si confronta con nuove sfide e risentimenti all’interno dell’opposizione italiana.
Il “pellegrinaggio” politico di Schlein
L’incontro con Draghi, avvenuto a Roma e reso noto solo in tarda serata, ha l’aspetto di un gesto simbolico, quasi un “pellegrinaggio” che, più che rifuggire dal passato, sembra riaffermare una certa continuità con l’establishment. Una scelta curiosa, se si pensa che Schlein è stata eletta per portare una ventata di rinnovamento nel PD, lontano dall’ombra dei “poteri forti” e più vicino alle istanze sociali e popolari.
Il tema della riunione tra i due politici è stato sintetizzato in maniera formale: “Il futuro dell’Europa e la situazione economica italiana”. Tuttavia, dietro questa generica dichiarazione, si celano molteplici significati e una strategia mediatica che sembra mirare a rassicurare le frange più moderate del partito. Il contesto attuale, segnato dalla vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali USA, rende l’incontro ancora più rilevante: con l’Europa scossa dalle nuove prospettive americane, la Schlein sente probabilmente il bisogno di consultarsi con chi, come Draghi, ha consolidato i legami tra Italia ed Europa.
La reazione del PD e la contraddizione con la base
La risposta di Schlein all’elezione di Trump è stata inequivocabile: “Una cattiva notizia per l’Italia e per l’Europa”. La leader del PD ha poi criticato duramente coloro che, all’interno del centrodestra italiano, festeggiano l’elezione del tycoon americano. Tuttavia, questa fermezza nelle parole si scontra con una certa ambiguità nei fatti. Nonostante l’intento di rinnovamento dichiarato durante la sua elezione a segretaria, Schlein sembra ora più vicina che mai ai pilastri istituzionali e alle figure di riferimento del passato, come Draghi, le cui politiche hanno sempre favorito l’austerità e il rigore finanziario.
La base più progressista del partito, che aveva visto nella Schlein un’alternativa alla politica centrata sull’establishment, non ha preso bene questa notizia. Le critiche sono giunte non solo dagli esponenti del Movimento 5 Stelle e di altre formazioni di sinistra, ma anche da numerosi elettori e attivisti del PD, delusi da una strategia che appare poco coerente con le promesse di rinnovamento. Dopo anni di leadership in cui figure come Zingaretti e Letta hanno cercato di conciliare un approccio progressista con un rispetto quasi deferenziale verso l’Unione Europea e le sue politiche finanziarie, Schlein sembra proseguire su un percorso analogo.
Il commento di Conte e la frattura con il Movimento 5 Stelle
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle e teorico alleato di Schlein, ha preso una posizione diametralmente opposta. Rivolgendo un augurio di buon lavoro a Trump e lodando la sua vittoria “netta” come un segnale da considerare, Conte ha colto l’occasione per ribadire le sue priorità: fermare i conflitti, promuovere un multipolarismo e riformare il commercio internazionale in nome dell’equità. Questa divergenza mette in evidenza una crescente frattura tra le due formazioni di sinistra, sempre più distanti sia a livello di valori sia di strategie.
Alcuni esponenti , tra cui Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, non hanno esitato a criticare Schlein per il suo incontro con Draghi, definendo la sua scelta come un ritorno alla “vecchia politica” lontana dalle istanze popolari. Secondo Bonelli, l’Europa deve aspettarsi una maggiore assertività degli Stati Uniti, orientata a costruire un’internazionale sovranista e a limitare i diritti, proprio ciò che Schlein e il PD sostengono di combattere. Il risultato? Un’opposizione sempre più divisa e una distanza crescente tra gli alleati della sinistra.
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I commenti dell’opinione pubblica e delle altre forze politiche
Sebbene l’incontro con Draghi possa rassicurare una certa parte dell’elettorato, le reazioni più severe sono arrivate anche dall’interno del PD stesso. Gli esponenti della sinistra radicale non hanno risparmiato critiche, definendo la mossa di Schlein come una ripresa della vecchia politica di Letta e delle agende filo-europee che, nei fatti, hanno allontanato il PD dal sostegno popolare.
Renzi e Calenda, leader di Italia Viva e Azione, hanno accolto con favore la decisione di Schlein, vedendo in Draghi una figura di garanzia per l’Italia e l’Europa. Tuttavia, persino in questo contesto, alcuni membri del PD, come Ilaria Salis, hanno espresso il loro disappunto, ricordando che un’opposizione troppo vicina ai centri di potere potrebbe perdere credibilità e appoggio da parte dell’elettorato.
Conclusione: un passo verso l’élite o un’opportunità di mediazione?
L’incontro tra Elly Schlein e Mario Draghi segna un momento cruciale per il Partito Democratico. Da un lato, è un segnale di continuità che rassicura il mondo istituzionale, ma dall’altro rischia di alienare una parte della base progressista, in cerca di un cambiamento radicale. La scelta di Schlein rivela un’ambiguità che potrebbe compromettere la sua leadership: riuscirà la segretaria a mantenere la fiducia del suo elettorato mentre cerca di mediare tra le esigenze dell’establishment e le aspettative popolari?
In un momento in cui l’opposizione italiana appare più frammentata che mai, il PD si trova davanti a una scelta difficile: abbracciare fino in fondo un’identità riformista e sociale o continuare ad affidarsi a figure dell’establishment come Draghi. Qualunque sia la strada scelta, la decisione di Schlein non mancherà di suscitare dibattiti e di ridefinire gli equilibri del centro-sinistra italiano.