Nel suo ultimo videomessaggio elettorale, trasmesso su La7, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha elogiato i risultati economici ottenuti dal suo governo, sottolineando alcuni aspetti come la crescita economica, l’aumento delle esportazioni e il tasso di occupazione record. Tuttavia, un’analisi dettagliata dei dati suggerisce una realtà più complessa e meno entusiasmante rispetto alle affermazioni fatte.
1. La Crescita Economica dell’Italia nel 2023 e 2024
Meloni ha dichiarato che l’Italia è tornata a crescere più della media europea. Secondo i dati, nel 2023 il PIL italiano è aumentato dello 0,9%, un dato sì superiore alla media europea del 0,4%, ma influenzato dalla recessione della Germania.
Nel 2024, le proiezioni economiche, come indicato dalla Commissione Europea, prevedono che la crescita dell’Italia si attesti allo 0,9%, inferiore alla media dell’UE stimata all’1%. Questi dati rendono l’affermazione di Meloni discutibile, poiché l’idea di un’Italia in crescita superiore alla media europea non trova conferma nel 2024.
2. Il Mito della Crescita dell’Export
Un altro aspetto su cui la presidente ha posto l’accento è la crescita delle esportazioni. Tuttavia, i dati ISTAT relativi al 2023 mostrano che l’export italiano è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2022, totalizzando 626,177 miliardi di euro, con una riduzione di 18 miliardi rispetto al 2022, anno in cui l’export era cresciuto di oltre il 20%. Dunque, i dati smentiscono un effettivo incremento delle esportazioni nell’anno 2023.
3. Tasso di Occupazione e Stabile Crescita dei Contratti
Meloni ha anche dichiarato di aver raggiunto il tasso di occupazione più alto di sempre. A ottobre 2023, il tasso di occupazione in Italia ha raggiunto un massimo storico. Ma, analizzando più a fondo, l’Italia resta ultima in Europa, con un tasso di occupazione del 66,3%, ben distante dalla media UE del 75,4%.
Inoltre, il fenomeno della precarietà e del lavoro povero è in crescita. Secondo l’ISTAT, la percentuale di lavoratori a rischio povertà in Italia è salita dall’11,5% nel 2022, segnando un divario rispetto alla media europea dell’8,5%. Anche l’aumento dei contratti stabili e dell’occupazione femminile, sebbene positivo, va interpretato considerando la qualità e la stabilità dei nuovi posti di lavoro creati.
4. La Disoccupazione e la Povertà in Italia
Il tasso di disoccupazione rimane uno dei più alti in Europa, superato solo dalla Spagna. Secondo Eurostat, nel quarto trimestre del 2023, il tasso di disoccupazione in Italia è stato del 7,3%, rispetto a una media UE più bassa.
Parallelamente, il problema della povertà persiste: nel 2023, la popolazione a rischio povertà è scesa dal 20,1% al 18,9%, un dato positivo ma che non cancella la presenza di 2.235.000 famiglie in povertà assoluta, pari al 9,8% della popolazione.
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5. Salari Reali e Inflazione
Un tema che resta critico è la perdita di potere d’acquisto dei lavoratori. L’ISTAT rileva che, nel 2023, i salari contrattuali sono cresciuti solo del 2,9%, mentre l’inflazione è stata del 5,9%, portando a una riduzione reale dei salari. Questo trend ha continuato a erodere il potere d’acquisto dei lavoratori italiani, rendendo difficoltosa la crescita del reddito reale.
6. Spesa Sanitaria e Investimenti nella Sanità
Meloni ha dichiarato che il suo governo ha investito maggiormente nella sanità rispetto al passato. Tuttavia, la spesa sanitaria in rapporto al PIL è prevista in calo: dal 6,7% nel 2022 al 6,3% nel 2023 e al 6,4% nel 2024, con un trend discendente previsto anche per gli anni successivi. Nonostante un aumento del fondo sanitario per il 2024, la spesa relativa al PIL rimane inferiore rispetto a paesi come la Germania, evidenziando una fragilità nel sistema sanitario nazionale.
Il video in fondo all’articolo.
Le affermazioni della presidente Meloni si trovano in contraddizione con i dati oggettivi, suggerendo una visione ottimistica che non trova sempre conferma nella realtà. La crescita economica è sostenuta solo marginalmente rispetto alla media europea, le esportazioni restano stabili e non in crescita, la disoccupazione rimane alta e il rischio di povertà per chi lavora aumenta.