La recente audizione di Raffaele Fitto, ministro italiano per la Coesione e l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), al Parlamento europeo ha suscitato un ampio dibattito sulle lacune nella gestione del piano, che rappresenta uno degli strumenti più importanti per la ripresa economica e sociale dell’Italia e dell’Unione Europea. Durante l’incontro, l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle (M5S) Valentina Palmisano ha contestato duramente Fitto, sottolineando le criticità emerse nei mesi scorsi e evidenziando una preoccupazione crescente per il ritardo nell’attuazione del PNRR.
Fitto e il Next Generation EU: un cambio di posizione tardivo
La gestione del PNRR da parte di Fitto è stata oggetto di critiche anche per la sua precedente astensione al voto sul Next Generation EU, che il ministro ha ammesso di rimpiangere. Al tempo, Fitto e il gruppo conservatore ECR si erano astenuti, esprimendo dubbi sul piano, in particolare sulle modalità di attuazione. Durante l’audizione, il ministro ha spiegato che il voto di astensione era stato motivato da perplessità rispetto a dettagli non chiari dell’iniziativa. Tuttavia, il ministro ha ora espresso un giudizio positivo sul piano, sostenendo che, alla luce dell’esperienza acquisita, il voto sarebbe oggi favorevole.
L’opposizione del M5S: no all’uso dei fondi di coesione per la difesa
Uno dei punti più controversi sollevati durante l’audizione riguarda l’uso dei fondi di coesione per scopi di difesa. Una recente notizia del Financial Times ha riferito di un possibile impiego di questi fondi per la militarizzazione economica dell’Europa, suscitando preoccupazioni tra i membri del M5S. Palmisano ha ribadito l’opposizione del Movimento all’utilizzo dei fondi destinati alla coesione per fini militari, evidenziando che tali risorse devono invece essere destinate allo sviluppo economico e sociale e al miglioramento del benessere delle regioni più svantaggiate.
Ritardi, inefficienze e obiettivi non raggiunti
Palmisano ha denunciato gravi ritardi nella realizzazione delle opere finanziate dal PNRR. Secondo l’eurodeputata, l’Italia è penultima in Europa per assorbimento della spesa: il 32% degli appalti pubblici legati al piano è in ritardo, e il 53% delle opere non è stato nemmeno avviato. L’obiettivo del PNRR era quello di risolvere le problematiche che affliggono alcune regioni italiane, soprattutto il Sud, dove, ad esempio, le attese per un’ecografia possono superare un anno e mezzo e i trasporti su rotaia sono tra i più lenti d’Europa, come nel caso della tratta Lecce-Reggio Calabria, che richiede ancora circa dieci ore di viaggio. Il PNRR è stato pensato per dare risposte concrete e soluzioni durature a questi problemi strutturali, ma, finora, la sua attuazione non sembra all’altezza delle aspettative.
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La difesa di Fitto: “Il piano è in linea con gli obiettivi”
Fitto ha risposto alle critiche, sostenendo che il piano procede per performance, ovvero che i fondi vengono assegnati in base al raggiungimento degli obiettivi, e non solo sulla base della spesa. A suo avviso, l’Italia ha già raggiunto circa il 48% degli obiettivi fissati, con previsioni di crescita costante nelle prossime settimane. Fitto ha anche ricordato che molti degli obiettivi sono legati a riforme fondamentali per il Paese, e non solo ad investimenti strutturali.
La scadenza del 2026 e la richiesta di una proroga
La possibilità di una proroga dei fondi oltre il 2026 è un tema cruciale per l’Italia e altri Paesi europei. Palmisano ha ricordato che senza una proroga l’Italia rischia di perdere una parte significativa dei finanziamenti, compromettendo così il successo del piano e la ripresa economica. Questo scenario sarebbe particolarmente grave per le aree svantaggiate del Sud, che necessitano di risorse per sanare le disuguaglianze territoriali.
Conclusione: l’impegno del M5S e il futuro del PNRR
Valentina Palmisano e il M5S hanno ribadito il loro impegno per una gestione più trasparente e efficiente del PNRR, e continueranno a vigilare sulla sua attuazione. La necessità di superare le difficoltà attuali e garantire una gestione più rigorosa è essenziale affinché il PNRR possa diventare uno strumento di reale trasformazione per l’Italia.
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