In una serata di dibattito acceso a Otto e Mezzo, il giornalista e direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ha commentato la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato parti significative della riforma dell’autonomia differenziata, promossa dalla maggioranza di centrodestra e particolarmente cara alla Lega di Matteo Salvini. La riforma, concepita come uno dei pilastri della coalizione, è stata colpita duramente dalla Consulta, che ha dichiarato illegittimi alcuni punti fondamentali del progetto, gettando scompiglio all’interno della maggioranza.
Travaglio: “Salvini e la Lega sono i veri sconfitti”
Lilli Gruber ha aperto la discussione chiedendo a Travaglio quali potrebbero essere le conseguenze di questa bocciatura per il governo. Il giornalista ha subito chiarito che questa sentenza rischia di destabilizzare gli equilibri tra le forze della maggioranza, già tenuti insieme da un filo sottile e da tre riforme costituzionali dalle visioni contrastanti: “L’equilibrio delle tre forze della maggioranza si reggeva su tre riforme costituzionali detestate ciascuna dagli altri. Forza Italia vuole la separazione delle carriere dei giudici, la Lega vuole l’autonomia differenziata, e Fratelli d’Italia vuole il premierato,” ha spiegato Travaglio, aggiungendo che sebbene Meloni e Tajani possano non essere particolarmente turbati dalla bocciatura, per Salvini e soprattutto per i governatori leghisti come Luca Zaia e Attilio Fontana questa sentenza rappresenta una sconfitta.
Una “vittoria” secondo Zaia, una legge zombie per Travaglio
Nonostante il duro colpo subito, il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha definito la sentenza come una “grande vittoria” per la Lega, sostenendo che l’impianto dell’autonomia differenziata è stato confermato. Travaglio ha commentato sarcasticamente: “Beh, contento lui, contenti tutti.” Ha poi aggiunto che, secondo il costituzionalista Michele Ainis, la riforma è diventata “uno zombie, un corpo senza più sangue, senza più anima”. Infatti, la Consulta ha eliminato il cuore della riforma: i LEP, ovvero i Livelli Essenziali di Prestazioni, che dovrebbero garantire standard minimi dei servizi sociali nelle regioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che i LEP non possono essere determinati esclusivamente dal governo, ma devono essere approvati dal Parlamento, in modo da garantire equilibrio tra le regioni e la sussidiarietà. Travaglio ha spiegato che la sentenza evidenzia come l’attuale configurazione della riforma possa addirittura favorire le regioni meno efficienti, creando disparità tra Nord e Sud.
Rischio referendum e il malumore nella maggioranza
Travaglio ha sottolineato che, oltre alla bocciatura dei LEP, la sentenza lascia aperta la possibilità di un referendum abrogativo, un elemento che potrebbe preoccupare il governo. “Il referendum al momento è in piedi, e dai sondaggi sappiamo che la gran parte degli italiani, non solo al Sud ma anche al Nord, è scettica sull’autonomia differenziata,” ha affermato il giornalista. Secondo Travaglio, la frammentazione dei servizi e delle competenze in un Paese che già fatica a rimanere unito rischia di trasformare l’Italia in una “cozzaglia di repubbliche” con le proprie politiche, creando divisioni interne ancora più marcate.
La prospettiva di un referendum potrebbe rappresentare un problema per Fratelli d’Italia e Forza Italia, entrambe forze politiche che portano l’Italia nel proprio logo e che basano la loro identità su una visione unitaria della nazione. “Certamente vorrebbero evitare quel referendum,” ha osservato Travaglio, suggerendo che la possibilità di una consultazione popolare sul tema potrebbe mettere in difficoltà la maggioranza e soprattutto la Lega.
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La “faccenda dei LEP” e la critica a Sabino Cassese
In un passaggio particolarmente critico, Travaglio ha fatto notare che l’impianto della riforma, inclusa la definizione dei LEP, porta la firma del giurista Sabino Cassese, un nome di spicco nel panorama del diritto italiano. “La faccenda dei LEP portava la firma del professor celebratissimo Sabino Cassese, che si è prestato a questa operazione dell’autonomia differenziata, e che oggi la sua stessa Corte Costituzionale ha raso al suolo,” ha dichiarato Travaglio, evidenziando come anche le autorità più rispettate possano incorrere in errori quando si tratta di questioni complesse e controverse.
Conclusione: una riforma destinata a morire?
Marco Travaglio ha concluso il suo intervento con una riflessione sulla qualità delle riforme prodotte dall’attuale governo, accusando la maggioranza di superficialità e di incompetenza legislativa. “Questo è un governo di somari, l’abbiamo detto tante volte: scrivono leggi coi piedi e poi se la prendono con i giudici perché non le applicano,” ha dichiarato senza mezzi termini, facendo riferimento ai frequenti conflitti tra il governo e la magistratura. Travaglio ha poi aggiunto che la riforma dell’autonomia differenziata, con la bocciatura della Consulta, è ormai svuotata dei suoi elementi fondamentali e difficilmente potrà rispondere alle aspettative della Lega.
In una conclusione amara, Travaglio ha lasciato intendere che la riforma, così come concepita, sembra destinata a rimanere un progetto incompiuto, simbolo delle tensioni e delle ambiguità all’interno della coalizione di centrodestra. Tra promesse di autonomia e rischi di divisione, l’autonomia differenziata appare ora come un “corpo senza anima,” destinato a suscitare polemiche ancora a lungo.
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