Nella puntata di domenica sera di Che Tempo Che Fa, in onda su Canale Nove e condotta da Fabio Fazio, Luciana Littizzetto ha regalato uno dei suoi momenti più memorabili con una lettera indirizzata al Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Come solo lei sa fare, la comica torinese ha alternato ironia tagliente e riflessioni pungenti, toccando uno dei temi più caldi del momento: il caos nei trasporti, con un occhio critico alla gestione ferroviaria.
La lettera a Salvini: tra sarcasmo e domande spinose
La Littizzetto ha aperto la sua lettera con uno dei suoi celebri preamboli, rivolgendosi al ministro con una serie di appellativi ironici che non hanno lasciato indifferente il pubblico:
“Illustrissimo ministro di terra, di acqua, di fiume, di binario. Mastro citofono e sultano di Pontida. Zar di tutte le ruspe e Gran Portatore di felpe, uomo del Ponte che ha detto sì, le scrivo con ardore e con trasporto e le porgo la domanda che milioni di italiani che viaggiano in treno ogni giorno si fanno: che minchia sta succedendo, Matteo?”
Il tono ironico si è poi trasformato in una critica serrata alla situazione dei trasporti italiani, con un focus particolare sui ritardi e sui disservizi ferroviari. “Sono mesi che sbarellano e io ti vedo ovunque, meno che sul pezzo: con Vannacci, alla festa della Lega, alla festa dei nonni, a rompere le palle ai centri sociali e a inaugurare i pastifici con il cappello da cuoco”, ha affermato la Littizzetto, scatenando le risate del pubblico.
Treni, caos e priorità del governo
La comica ha proseguito sottolineando come, a suo avviso, le priorità di Salvini sembrano essere lontane dai problemi reali del Paese:
“Ormai, l’unico mezzo di trasporto puntuale è la nave per portare 7 migranti in Albania: 7 persone su 60 milioni non arrivano in ritardo.”
Ma il punto centrale della lettera è stato il paragone tra l’ambizioso progetto del Ponte sullo Stretto e l’attuale stato della rete ferroviaria italiana:
“Ma che facciamo a fare il Ponte sullo Stretto se abbiamo una rete ferroviaria che si sta smarmellando di giorno in giorno? È come se uno abitasse in una palafitta e dicesse: ma sai che c’è? Quasi quasi mi compro una Lamborghini.”
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Un messaggio che risuona con tutti
L’apice del monologo è arrivato con la chiusura della lettera, che ha unito ironia e rassegnazione:
“E allora brindo a lei, ministro. E le auguro buon viaggio. Con l’auto blu, non in treno. Si Salvini chi può.”
Un’espressione che, come ha sottolineato la stessa Littizzetto, rispecchia il pensiero di molti italiani alle prese quotidianamente con i disservizi dei trasporti pubblici. Il pubblico in studio e quello sui social hanno accolto il monologo con entusiasmo, elogiando la comica per la sua capacità di mettere in parole – e risate – ciò che molti sentono ma non riescono a esprimere.
Conclusione: la satira come specchio della realtà
Luciana Littizzetto ha dimostrato ancora una volta di essere una voce indispensabile nella satira italiana, capace di trattare temi complessi con una leggerezza che non banalizza ma anzi, amplifica la riflessione. La sua lettera a Salvini non è solo un momento comico, ma anche un monito sui problemi reali che, al di là della politica, toccano milioni di cittadini ogni giorno.
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