ULTIM’ORA – Il M5S in aula con Ricciardi si oppone alla nomina di Fitto in UE – VIDEO SHOCK

In un intervento dai toni duri, Riccardo Ricciardi, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, ha lanciato un’accusa pesante al commissario designato per l’Italia dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Raffaele Fitto, criticando le politiche del governo e la linea che si intende seguire in Europa.

L’attacco diretto a Fitto e il PNRR del 2020

Ricciardi ha aperto il suo intervento sottolineando un’ammissione significativa da parte di Raffaele Fitto, riguardante il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un progetto simbolo del governo Conte II negoziato nel 2020 in piena pandemia. “Siamo contenti che il vicepresidente Fitto abbia confessato che, tornando indietro, probabilmente avrebbe votato il PNRR conquistato dal presidente Conte. Questo vuol dire che, quattro anni fa, quando il Paese era in ginocchio e in piena crisi, Fitto e il suo partito dicevano delle castronerie e facevano propaganda sulla pelle degli italiani”, ha affermato Ricciardi.

L’accusa è chiara: Fitto, che oggi rappresenta l’Italia in Europa come commissario designato, avrebbe cambiato posizione rispetto al 2020, riconoscendo implicitamente che le critiche mosse allora al piano di Conte erano infondate e strumentali. “Questa è la sintesi della confessione di Fitto”, ha insistito il vicepresidente M5S, rimarcando l’ipocrisia di chi oggi cerca di accreditarsi come interlocutore responsabile in Europa.

“Non voteremo questa Commissione”: il rifiuto del M5S

Ricciardi ha poi ribadito la ferma opposizione del Movimento 5 Stelle alla nuova Commissione Europea, a prescindere dalla nazionalità del commissario designato. “Il tema non è avere un italiano, cosa che abbiamo sempre considerato importante, ma sono le politiche che questa Commissione porterà avanti”, ha chiarito.

Secondo Ricciardi, l’agenda su cui si basa la nuova Commissione è profondamente distante dai valori e dagli interessi del Movimento 5 Stelle. Ha citato come esempio l’eredità dell'”agenda Draghi”, definendola “una politica che Giorgia Meloni ha semplicemente ereditato e fatto propria”. In particolare, Ricciardi ha puntato il dito contro le priorità della Commissione, accusandola di concentrare gli sforzi sull’aumento delle spese militari, da escludere persino dai vincoli del Patto di Stabilità.

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Critiche alla politica di riarmo

Un punto centrale del discorso di Ricciardi è stato il rifiuto del M5S verso la politica di riarmo, che a suo dire è destinata a dominare l’agenda europea nei prossimi anni. “Il settore su cui investirà questa Commissione Europea è il riarmo. E chissà dove ci porterà questa scelta”, ha denunciato. Ricciardi ha espresso preoccupazione per una deriva bellicista che rischia di aggravare ulteriormente le tensioni internazionali e distogliere risorse cruciali da altre priorità come il welfare, l’ambiente e la transizione energetica.

Propaganda e politiche dannose per gli italiani

Nel suo intervento, Ricciardi ha voluto sottolineare una contraddizione evidente nel comportamento del governo Meloni e di Fitto. Se da un lato si ostenta un’attenzione verso gli interessi nazionali in Europa, dall’altro si perseguono politiche che il M5S ritiene dannose per il Paese e lontane dai bisogni reali dei cittadini italiani.

“Quattro anni fa, quando il Paese era in ginocchio, facevate propaganda sulla pelle degli italiani. E oggi quella stessa propaganda si traduce in scelte politiche che non possiamo accettare”, ha concluso Ricciardi.

Il Movimento 5 Stelle e il futuro dell’Europa

La posizione espressa da Ricciardi riflette la linea del Movimento 5 Stelle, che si oppone fermamente a un’Europa che privilegia il riarmo e le spese militari a scapito delle politiche sociali ed economiche. Per il M5S, la priorità deve essere un’Europa solidale e vicina ai bisogni dei cittadini, non un’Europa dominata dagli interessi delle lobby militari e finanziarie.

Con questo intervento, il Movimento si colloca in una posizione critica nei confronti del governo Meloni e del nuovo corso europeo, rifiutando di avallare una direzione che considera incompatibile con i valori fondanti del partito.
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