Un terremoto istituzionale si abbatte sul Festival di Sanremo: il Tar della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto dell’evento alla Rai, aprendo la strada a nuove modalità di gestione attraverso una gara pubblica. Un evento che scuote le fondamenta del Festival della Canzone Italiana, definito uno dei pilastri culturali della nazione.
La sentenza del Tar Liguria
La decisione, lunga 58 pagine, ha accolto in parte il ricorso avanzato da Afi (Associazione Fonografici Italiani), capitanata dal presidente Sergio Cerruti. L’obiettivo? Spezzare l’attuale monopolio della Rai nella gestione del Festival, ponendo fine a un accordo che, secondo i giudici, è privo di una base giuridica solida e aperto a distorsioni nel mercato degli eventi musicali.
Le parole chiave della sentenza sono state la distinzione tra marchio e format: i giudici hanno stabilito che il marchio del Festival appartiene al Comune di Sanremo e non può essere concesso in esclusiva alla Rai senza una procedura di gara pubblica. Al contempo, il format, ovvero l’impostazione artistica e produttiva dello show, è un elemento autonomo che non vincola la gestione futura a un singolo operatore.
Il destino dell’edizione 2025
La sentenza salva l’edizione 2025, già affidata e in fase di avanzata organizzazione sotto la direzione artistica di Carlo Conti. Tuttavia, le edizioni successive dovranno essere affidate tramite una gara pubblica, aperta a operatori qualificati. Questo apre scenari del tutto nuovi, con possibili candidature di altri colossi dell’intrattenimento e dell’industria musicale.
Il dibattito sul “patrimonio culturale”
Un altro aspetto significativo della sentenza riguarda la definizione del Festival. Contrariamente a quanto spesso sostenuto nel dibattito pubblico, il Tar ha stabilito che il Festival di Sanremo non può essere considerato un “patrimonio culturale”. Non rientra, infatti, nella categoria dei beni riconosciuti come parte integrante dell’identità culturale dell’umanità, come invece lo sono il canto lirico o l’opera dei pupi siciliani.
I giudici hanno sottolineato che si tratta di un evento annuale, circoscritto nel tempo e nello spazio, privo di quella continuità e rilevanza storica necessarie per ottenere tale qualifica.
Le reazioni: tra sorpresa e strategia
La sentenza ha colto di sorpresa il sindaco di Sanremo, Alessandro Mager, che ha commentato: “È una decisione inaspettata e complessa. Valuteremo attentamente le implicazioni per pianificare al meglio il futuro del Festival.” Anche la Rai, principale protagonista della disputa, si trova ora a dover ripensare il proprio ruolo in un evento che ha contribuito a plasmare per decenni.
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Le motivazioni del Tar e la prospettiva futura
Secondo il tribunale, l’apertura alla competizione potrebbe innalzare ulteriormente il livello qualitativo del Festival, consentendo a nuovi operatori di proporre idee innovative. Questo argomento risulta particolarmente rilevante in un panorama musicale in continua evoluzione, dove format e linguaggi di comunicazione devono adattarsi alle aspettative di un pubblico sempre più esigente.
Un aspetto cruciale sarà la definizione dei criteri della gara pubblica, che dovrà garantire trasparenza e competitività senza compromettere l’identità storica del Festival.
Conclusioni: una rivoluzione necessaria?
La decisione del Tar segna una svolta epocale per il Festival di Sanremo, simbolo della cultura popolare italiana. Sebbene la sentenza abbia sollevato dubbi e polemiche, offre un’opportunità unica per ridefinire l’evento, rendendolo più aperto, inclusivo e in sintonia con le dinamiche del mercato musicale moderno.
Con l’edizione 2025 in salvo, l’attenzione si sposta ora sulla gestione futura e su chi raccoglierà la sfida di portare il Festival verso una nuova era, senza tradire la sua lunga tradizione.