Scandalo La Russa ad Atreju: quando la libertà di stampa incontra l’intolleranza politica – VIDEO

Un episodio che ha fatto discutere e che continua a suscitare polemiche: il comportamento del presidente del Senato, Ignazio La Russa, durante la manifestazione politica Atreju, organizzata dalla destra giovanile italiana. Una vicenda che, tra strattonamenti, abbassamenti di telecamere e battute controverse, solleva interrogativi profondi sulla libertà di stampa e sull’atteggiamento di alcuni esponenti istituzionali verso domande scomode.

L’incontro tra La Russa e il giornalista di Fanpage

Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage, ha raccontato in un reportage dettagliato ciò che è accaduto il 14 dicembre 2024. Durante l’evento, Tommasi ha posto a La Russa una domanda cruciale: “È questa l’occasione per dichiararsi antifascista?”. Una richiesta legittima, soprattutto se rivolta alla seconda carica dello Stato italiano in un contesto pubblico. La risposta di La Russa non è stata verbale, ma gestuale: ha indicato il giornalista alla sua scorta, chiedendo di allontanarlo.

La sicurezza di La Russa, tuttavia, non è composta da bodyguard privati, ma da agenti dello Stato, il cui compito non è quello di proteggere i politici dalle domande giornalistiche, bensì di garantire la loro incolumità fisica. Questo abuso del potere istituzionale per limitare il diritto d’informazione ha sollevato dubbi sulla correttezza delle azioni del presidente del Senato.

Un gesto che fa discutere: abbassare la telecamera

Poco dopo l’ordine di allontanamento, La Russa ha direttamente abbassato la telecamera di Tommasi con la mano. Un gesto seguito da un’apparente scusa (“Scusa, scusa”), subito negata dallo stesso politico, che ha poi sostenuto di non aver compiuto alcuna azione irregolare. Questo comportamento ha messo in evidenza un evidente disprezzo verso le regole della trasparenza e del confronto democratico.

Dal video registrato dal giornalista, emerge chiaramente che è stato La Russa ad avvicinarsi a Tommasi, non il contrario. Questo elemento smentisce qualsiasi accusa di invasione dello spazio personale da parte del cronista.

Un episodio inquietante: la presenza di un fascista dichiarato

Un altro dettaglio emerso dal reportage riguarda la presenza, accanto a La Russa, di un uomo con un evidente tatuaggio di Benito Mussolini. Secondo quanto riportato da Tommasi, La Russa avrebbe interagito in modo affabile con questa persona, definendolo “uno dei nostri”. La scena, immortalata dalle telecamere, ha suscitato indignazione tra i sostenitori della Costituzione italiana, che si fonda esplicitamente sui valori dell’antifascismo.

L’interazione tra La Russa e l’uomo tatuato pone una domanda seria: che messaggio trasmette una figura istituzionale così rilevante quando si mostra accogliente verso chi rappresenta simboli e ideologie contrarie ai principi democratici?

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Il rifiuto di dichiararsi antifascista

Ciò che rende l’episodio ancora più significativo è il rifiuto reiterato di La Russa di dichiararsi antifascista, un aspetto che non dovrebbe essere controverso in uno Stato democratico. L’antifascismo, infatti, è il fondamento della Repubblica Italiana e un valore sancito dalla Costituzione. Ignazio La Russa, come seconda carica dello Stato, ha l’obbligo morale e politico di rappresentare questi principi.

Il mancato riconoscimento dell’antifascismo da parte di molti esponenti di Fratelli d’Italia non può essere considerato una semplice differenza ideologica, ma rappresenta un problema istituzionale che mina la credibilità della democrazia italiana.

Reazioni e conseguenze politiche

L’episodio ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico italiano. Da una parte, gli alleati di La Russa, inclusa la premier Giorgia Meloni, hanno minimizzato l’accaduto, criticando Fanpage per quello che definiscono un “attacco mediatico”. Dall’altra, esponenti dell’opposizione, come Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, hanno condannato l’episodio definendolo “un comportamento da picchiatore”. Anche le associazioni giornalistiche hanno espresso preoccupazione, evidenziando il rischio di un precedente pericoloso per la libertà di stampa.

Un messaggio che divide il Paese

L’incidente ad Atreju non è solo un episodio isolato, ma il simbolo di un clima politico sempre più polarizzato, in cui il confronto democratico lascia spazio all’intolleranza e al disprezzo per le domande scomode. L’Italia, che si vanta della sua democrazia fondata sull’antifascismo, non può permettere che figure istituzionali ignorino o contestino questi valori.

L’atteggiamento di La Russa solleva interrogativi importanti non solo sulla sua figura, ma sull’intero sistema politico italiano. Può un Paese considerarsi democratico se le sue figure di vertice rifiutano di riconoscere i principi che ne sono alla base? La risposta a questa domanda riguarda il futuro della democrazia italiana e la capacità delle istituzioni di difendere i valori su cui si fondano.
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