La partecipazione di Marco Travaglio a Otto e mezzo su La7 è una delle piu iconiche perche ha sollevato un acceso dibattito sulle politiche del governo Meloni, in particolare sulle modifiche al reddito di cittadinanza. Durante il programma, condotto da Lilli Gruber, il direttore de Il Fatto Quotidiano ha criticato duramente le scelte dell’esecutivo, accusandolo di colpire le fasce più deboli della popolazione.
Il tema: il nuovo reddito di cittadinanza
La discussione ha preso avvio dalle modifiche introdotte nella bozza del Decreto Lavoro, che prevedono una riduzione dei beneficiari del reddito di cittadinanza e un calo significativo dei fondi destinati a questa misura. Secondo Travaglio, il nuovo sistema “dà meno soldi a meno poveri per meno tempo”, penalizzando in particolare le famiglie numerose e quelle con figli maggiorenni a carico.
Il giornalista ha spiegato come, con le nuove regole, molte famiglie perderanno il sostegno economico indispensabile per la loro sopravvivenza. “Le famiglie numerose, con tanti figli minorenni, perderanno parte del reddito percepito. Quelle con figli maggiorenni saranno trattate come se questi ultimi non esistessero, e sprofonderanno ulteriormente nella povertà”, ha detto, citando l’analisi della sociologa Chiara Saraceno pubblicata su Il Fatto Quotidiano.
Le accuse di Travaglio al governo Meloni
Travaglio non ha risparmiato critiche severe al governo: “Tutto questo viene fatto per risparmiare tre miliardi di euro all’anno, una cifra pari al costo dei tredici condoni varati dal governo in meno di sei mesi”. Ha poi aggiunto: “Questo è il modello di società che piace alla Meloni: rubare ai poveri per dare ai ladri. È una questione matematica: tre miliardi tolti ai poveri per tre miliardi dati ai furbi e agli evasori”.
Il confronto con Brunella Bolloli
La giornalista di Libero, Brunella Bolloli, ha cercato di difendere le scelte del governo, sostenendo che il reddito di cittadinanza non può essere considerato una misura permanente e che, con il nuovo approccio, i beneficiari avranno 18 mesi per trovare un lavoro. La replica di Travaglio è stata immediata e tagliente: “E se dopo questi 18 mesi il lavoro non c’è, come è prevedibile in tante zone d’Italia? Muori di fame”.
Alla risata di Bolloli, Travaglio ha risposto con durezza: “No, non si muore di fame? Allora vai a rubare, vai a fare il camorrista. Uno degli effetti positivi del reddito di cittadinanza è stato quello di sottrarre manodopera alla criminalità”. Travaglio ha ricordato anche come alcune intercettazioni mafiose avessero confermato il fastidio dei clan verso il reddito di cittadinanza, perché privava la criminalità organizzata di una riserva di manodopera.
Il nodo economico e sociale
Bolloli ha cercato di minimizzare, sostenendo che le famiglie a basso reddito avrebbero comunque ricevuto un sussidio di 500 euro al mese, mentre le altre 350 euro. Travaglio ha immediatamente replicato: “Riesci a spiegare a una persona in carne e ossa che deve vivere con 350 euro al mese? Tu hai idea di come si faccia a vivere con 350 euro al mese? È una vergogna”.
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Un modello di società che divide
La posizione di Travaglio, seppur critica, pone un interrogativo fondamentale: quale modello di società sta costruendo il governo Meloni? Le misure adottate, secondo il giornalista, sembrano favorire i più forti e abbandonare i più deboli. Il rischio, come evidenziato nel dibattito, è quello di creare un sistema in cui le disuguaglianze aumentano e i poveri vengono lasciati soli ad affrontare un destino incerto.
Il confronto a Otto e mezzo non si è limitato a un semplice scambio di opinioni, ma ha messo in luce una visione diametralmente opposta del ruolo dello Stato e delle politiche sociali. Mentre Travaglio denuncia un governo che, con i suoi tagli, aggrava le condizioni dei più vulnerabili, i sostenitori del nuovo sistema rivendicano un approccio che mira a responsabilizzare i cittadini.
Conclusioni
L’intervento di Marco Travaglio a La7 ha rappresentato un momento cruciale nel dibattito pubblico sulle scelte economiche del governo Meloni. La sua critica, sostenuta da dati e analisi, invita a riflettere sulle conseguenze sociali di politiche che, sotto il pretesto della sostenibilità economica, rischiano di emarginare ulteriormente i più fragili. La domanda resta aperta: il risparmio giustifica davvero il sacrificio dei più deboli?
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