L’ex premier critica l’atteggiamento della presidente del Consiglio su La7: “Sfugge ai problemi, non basta un tweet”
Roma, 7 febbraio 2025 – La vicenda Almasri continua a infiammare il dibattito politico italiano. Ospite di PiazzaPulita su La7, l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ha attaccato duramente Giorgia Meloni, mettendo in discussione la sua gestione del caso e criticando la sua assenza dal dibattito parlamentare.
Durante la trasmissione, Prodi ha espresso scetticismo sull’ipotesi che la presidente del Consiglio non fosse a conoscenza della questione. “Se Meloni poteva non sapere nulla? Questo è impossibile. Se fossi stato io al suo posto, avrei licenziato immediatamente i ministri che mi avessero nascosto un problema così rilevante,” ha dichiarato l’ex premier.
L’accusa di Prodi: “Meloni sfugge ai problemi”
Secondo Prodi, il comportamento di Meloni dimostra una strategia politica ben precisa, volta a evitare il confronto diretto sulle questioni più spinose. “Quando ci sono problemi che la imbarazzano, Meloni non c’è,” ha detto, accusandola di preferire la comunicazione unilaterale sui social piuttosto che un vero dibattito pubblico. “Una cosa è fare un tweet o un messaggio, dove non c’è nessuno che obietta, un’altra è discutere in Parlamento. Ma qui c’è proprio il tentativo di emarginare ogni altro potere, soprattutto il Parlamento,” ha aggiunto.
L’ex premier ha sottolineato come l’informativa tenuta dai ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno) non abbia fatto chiarezza sulla questione, ma piuttosto abbia confermato la volontà del governo di minimizzare il problema. “I ministri hanno rimpallato la questione, cercando di sgonfiarla. È una tattica ormai evidente: sfuggire al problema e cercare di renderlo meno rilevante,” ha affermato Prodi.
Un caso che agita il governo
Il caso Almasri ha sollevato polemiche sia a livello istituzionale che mediatico, con le opposizioni che chiedono chiarezza e la convocazione della premier in Aula. Anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, intervenendo su La7, ha incalzato Meloni, criticandone il viaggio imminente negli Stati Uniti e sostenendo che la presidente del Consiglio eviti il confronto interno: “Se fossi premier, direi a Trump di rimangiarsi la sua fesseria. Meloni invece andrà negli USA solo per i bacetti,” ha dichiarato Conte, sottolineando la sua percezione di un atteggiamento poco incisivo nei rapporti internazionali.
Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, ha commentato con ironia l’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi, definendola una “gag comica irresistibile”, mentre il deputato del PD Andrea Orlando ha chiesto direttamente a Meloni di riferire in Parlamento: “Non può sempre nascondersi dietro i suoi ministri. È la presidente del Consiglio e deve assumersi le sue responsabilità.”
Le reazioni della maggioranza
Dalla maggioranza, le risposte alle critiche non si sono fatte attendere. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, ha difeso Meloni, parlando di un attacco strumentale dell’opposizione: “Si cerca di montare un caso inesistente per colpire il governo. Meloni ha sempre dimostrato trasparenza e fermezza nelle sue scelte.” Anche Matteo Salvini ha minimizzato le accuse, definendo le polemiche “chiacchiere da salotto televisivo” e invitando a concentrarsi sulle priorità del Paese.
Tuttavia, il mancato intervento diretto della premier continua a essere un tema caldo nel dibattito politico. Se da un lato i sostenitori di Meloni difendono la sua posizione, dall’altro l’opposizione insiste sulla necessità di un confronto chiaro e pubblico, ritenendo inaccettabile che una questione di tale rilevanza venga gestita solo attraverso dichiarazioni mediatiche e social.
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Uno scontro destinato a continuare
La vicenda Almasri, quindi, non sembra destinata a sgonfiarsi rapidamente. Con le opposizioni che spingono per una maggiore trasparenza e il governo che cerca di contenere la polemica, il dibattito resterà acceso nelle prossime settimane.
Nel frattempo, i cittadini assistono a un nuovo capitolo della tensione politica italiana, in cui la comunicazione diretta sui social e l’assenza di dibattiti istituzionali sembrano essere i protagonisti di una strategia governativa sempre più orientata alla gestione dell’informazione piuttosto che al confronto parlamentare.
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