Escono le chat. L’inchiesta di Bergamo è a una svolta clamorosa?

L’inchiesta Covid della Procura di Bergamo “accende un faro su ciò che è accaduto in quei mesi.
A parlare è l’ ex viceministro della salute M5s Pierpaolo Sileri che dichiara: “Una cosa è certa: vi era un piano pandemico vecchio e bisognerà far luce su come e se è stato attuato questo piano pandemico”
“Se ci sono state omissioni verranno fuori. Sicuramente qualche problemino c’era ed era un problema di alcuni vertici del ministero che probabilmente negli anni non avevano provveduto ad aggiornare ciò che era un atto dovuto. Se poi – ha spiegato – questo aggiornamento o questa messa in pratica avrebbe ridotto l’impatto, questo lo chiarirà l’inchiesta. Però c’era sicuramente qualcosa che mancava. Noi al ministero – ha ricordato Sileri – abbiamo cercato di limitare queste carenze strutturali. C’era un piano, seppur vecchio, bisogna capire come quel piano è stato applicato, anche negli anni precedenti. Se tu hai un piano seppur vecchio, ma applicato, tu hai una contezza e un flusso di dati molto più reale dal punto di vista del tempismo e ti consente di capire meglio ciò che sta accadendo e ti consente di fare mosse più tempestive. Se uno avesse chiesto i dati delle polmoniti a febbraio, avrebbe potuto capire che stava succedendo qualcosa e cercato di giocare d’anticipo. Io non avevo accesso nemmeno ai verbali del Cts. Io – ha proseguito – ho sempre detto che avrei fatto un Cts più snello e on demand avrei utilizzato determinati sottogruppi per determinate esigenze. Io fui anche contestato da Agostino Miozzo quando dissi che il Cts era diventato un certificatore di procedure e protocolli. Secondo me il Cts doveva essere molto più ristretto e diviso per determinate tematiche” ha concluso.

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Ad oggi nei documenti ufficiali e le testimonianze di politici ed esperti in prima linea, emergono i punti di debolezza. L’uomo di fiducia di Speranza dichiara: “Dirigenti del ministero non all’altezza”.
La Procura ha acquisito centinaia di messaggi dai telefonini degli indagati. Già il 23 febbraio 2020 Goffredo Zaccardi scriveva a Bersani giudizi sferzanti sulla gestione. Brusaferro e Guerra sui tamponi: “Ma a cosa servono?”.
In quel momento le istituzioni italiane, con tanto di circolari, avevano in mente di non procedere con “l’uso massiccio dei tamponi”, anche se da Londra era stato comunicato che “oltre 2/3 dei portatori sani provenienti dalla Cina sono rimasi “undetected” e hanno avuto il tempo di diffondere il virus”.
Eppure, in quei giorni, si stava già procedendo con i tamponi a tappetto anche a Vo’ Euganeo, in Veneto. Il 15 marzo fu il direttore vicario dell’Oms, Ranieri Guerra, a contattare Brusaferro. “Ma fare tamponi a tutti adesso è la ca**ata del secolo”, scriveva Guerra, commentando l’ipotesi di effettuare test a tappeto. Il presidente dell’Iss replicava: “No è che ognuno va per conto suo”.

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