In queste ore non si fa che parlare del caso Artem Uss, l’imprenditore russo fuggito dai domiciliari in una casa presa in affitto in provincia di Milano il giorno dopo che la Corte d’appello aveva dato il via libera all’estradizione negli Stati Uniti. Il giallo, però, non finisce qui, perché riguarda anche la lettera inviata il 29 novembre all’Italia dal dipartimento di Giustizia americano. Nella nota veniva segnalato l’altissimo rischio di fuga, e la richiesta degli Usa era quella di far tornare in carcere Artem Uss: il ministro della Giustizia Nordio dice di aver inoltrato la missiva alla Corte d’Appello di Milano, la quale invece risponde di aver ricevuto solo la risposta del ministro Nordio agli americani e non la lettera vera e propria.
Intervenendo in diretta tv a La7, nell’ambito della trasmissione “In Onda”, Peter Gomez (direttore della versione online de Il Fatto Quotidiano) ha detto la sua sul caso Artem Uss, attaccando Nordio senza tanti giri di parole: “Non ci possono prendere per il naso. Nordio ha sbagliato? Ha deciso di sbagliare. Gli ultimi imprenditori russi arrestati con il bracialetto elettrico sono scappati tutti”
Fatto sta che Uss è scappato, come ci avevano avvertito gli americani. Il figlio 40enne di Alexander Uss, potente governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk e amico di Putin, era stato arrestato il 17 ottobre a Malpensa su mandato Usa con l’accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare, contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia, riciclaggio e frode bancaria. Rimasto in cella fino al 2 dicembre, era poi stato posto ai domiciliari con il braccialetto elettronico in accoglimento di una richiesta della difesa, e da lì era sparito.
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Giorgia Meloni ha detto che ci sono “Anomalie da chiarire” e che si tratta di “un fatto abbastanza grave”, aggiungendo che si “riserva di parlarne con il ministro Nordio per capire bene come sono andate le cose”. Le opposizioni, da parte loro, hanno invitato Meloni a portare la questione in Parlamento e accusano la premier di mettere in atto uno “scaricabarile inaccettabile”.
La vicenda della fuga, su cui grava il rischio di incidente diplomatico con gli Usa, resta ancora tutta da chiarire.