Sulla questione del caro affitti ne abbiamo parlato spesso, questa settimana, nei nostri articoli. Per chi se la fosse persa, da qualche giorno era iniziata una protesta pacifica davanti alle maggiori università per protestare contro gli affitti carissimi per gli studenti ed in particolare i fuorisede. Molti studenti si erano perfino “accampati” con le tende di fronte alle Università, chiedendo al governo Meloni di fare qualcosa in merito. Oggi è arrivata un’altra batosta da parte di Meloni e co.
In pratica il governo ha deciso di spostare l’emendamento che sbloccava i 60 milioni per gli alloggi degli studenti. Gli stessi contenuti verranno ora spostati nel decreto-legge n. 51/2023 su enti pubblici e solidarietà sociale. La proposta di modifica era stata inizialmente presentata nel decreto Pubblica amministrazione. A riferirlo è il Mur che giustifica la scelta con una maggiore attinenza materiale tra la proposta e il decreto.
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Ecco il comunicato del Miur “Nessuna retromarcia da parte del Governo nel dare piena attuazione alla misura del Pnrr che destina 660 milioni di euro agli alloggi universitari. Dal confronto con le Commissioni parlamentari competenti è emersa l’opportunità di convogliare i contenuti dell’emendamento 9.33 nel decreto-legge n. 51/2023 su enti pubblici e solidarietà sociale, piuttosto che nel decreto-legge n. 44/2023, per questioni di attinenza materiale. Resta quindi assolutamente confermata la volontà del Governo di procedere con le risorse per l’housing universitario”.
Marcia indietro, insomma, da parte di Meloni su un argomento che ha catturato l’attenzione dei media nelle ultime settimane. Come riportato nel rapporto del CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari), a livello nazionale meno del 5% degli iscritti ha la fortuna di abitare in uno studentato pubblico: a fronte di una richiesta potenziale di circa 764 mila sistemazioni, ci sono poco più 36mila posti letto d’ateneo. Con un quadro abbastanza omogeneo in tutte le regioni.
In parole semplici, il governo ha ritirato l’emendamento che, a valle dell’ok arrivato dalla Commissione europea, avrebbe sbloccato i 660 milioni previsti dal Pnrr per gli alloggi degli studenti. La proposta di modifica, approvata giovedì scorso in cdm, era stata presentata al dl sul rafforzamento della pubblica amministrazione insieme a quella sulla parità di genere negli appalti, dichiarata inammissibile. Il ritiro arriva dunque per evitare che l’emendamento sui fondi faccia la stessa fine.
Intanto il gruppo Cambiare rotta ha convocato una mobilitazione nazionale che, nelle intenzioni, dovrebbe allargare la protesta delle tende anche a “lavoratori, disoccupati e classi popolari“. Quei fondi dovranno finanziare i 52.500 nuovi posti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza di qui al 2026. L’emendamento era stato molto rivendicato dalla maggioranza: “Con buona pace dei sinistrorsi che fomentano le polemiche, il governo Meloni non si limita a chiacchiere e vacue soluzioni per il caro affitti: sblocca 660 milioni per gli alloggi universitari”, aveva commentato Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
“Il governo Meloni è riuscito a fare l’impensabile e a collezionare un’altra clamorosa figuraccia“, ha detto Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera. “Dopo i roboanti annunci sui 660 milioni da destinare al caro affitti, è arrivato un nuovo dietrofront e in commissione l’esecutivo ha ritirato il suo emendamento con il quale dare supporto agli studenti costretti a pagare costi esorbitanti per un letto. Tra l’altro, a rendere il tutto ancor più ridicolo, c’è che quello del governo Meloni era un vero e proprio bluff visto che quelle annunciate e poi ritirate, non erano nuove risorse, ma quelle già previste nel Pnrr. Purtroppo il governo sceglie di vivere di sola retorica, ma al Paese serve la sostanza” dice Silvestri.