Secondo il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, “gran parte del Pnrr non è spendibile. C’è un problema di quantità di interventi e uno di qualità”. Nel Dataroom di Milena Gabanelli per il Corriere della Sera si fa luce sulle parole del ministro Fitto: “Pnrr in frenata libera: bloccata la rata da 19 miliardi, a rischio anche quella di giugno” così titola il Corriere oggi.
Non c’è dubbio che l’Italia continui ad avere problemi sulla gestione del Pnrr. Ma andiamo con ordine. Il ministro Raffaele Fitto (Affari europei e Pnrr) aveva detto che “gran parte del Pnrr non è spendibile. C’è un problema di quantità di interventi e uno di qualità”. Riguardo le grandi opere, invece, “non sono tutte realizzabili” a causa dell’incapacità di messa a terra degli interventi.
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Una delle espressioni forti riportate dai quotidiani è questa: “Non si tratterà di cosmesi o di chirurgia di precisione, ma di uno «smantellamento con la revisione strutturale anche di alcuni obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi»”. Alla base dei problemi, quindi, vi è l’incapacità di spendere i fondi. Ripensando a quelli 2014-2020, “su 126 miliardi ne abbiamo speso il 34%”.
“Ad oggi la rata da 19 miliardi non è ancora sbloccata”, ricorda Milena Gabanelli sul Corriere della Sera. “Nel mentre vanno rinegoziate le modifiche relative alle scadenze di giugno, altrimenti non si può rendicontare la prossima rata da 16 miliardi di euro che include le infrastrutture per la produzione di idrogeno, la sostituzione dei treni a gasolio, le misure per gli asili nido, i decreti attuativi sui tempi della giustizia penale e civile”.
Problema? “Al momento non è ancora iniziata alcuna trattativa ufficiale sull’intero pacchetto” e per avere l’ok a novembre servirà presentare un’alternativa entro agosto, attendendo quindi i due mesi di valutazione della Commissione e un mese dal Consiglio europeo.
Alla base della spesa/non spesa delle risorse del Pnrr c’è la questione dei rapporti tra Italia e Unione Europea. Per Fitto, “serve una riflessione all’insegna del realismo, alla luce dei meccanismi di controllo europei: campionamento a sorteggio e restituzione di tutto il finanziamento in caso di mancata realizzazione anche solo dell’1% di un’opera, una beffa con effetti pesanti sulle finanze pubbliche”.
Secondo Federico Fubini del Corriere, però, vanno considerati altri fattori che intralciano le discussioni Roma-Bruxelles. Per esempio, “un ostacolo deriverebbe dal fatto che non parlano inglese né il ministro agli Affari europei Raffaele Fitto — delegato al Pnrr — né il capo della nuova Struttura di missione rafforzata di Palazzo Chigi, il magistrato della Corte dei conti Carlo Alberto Manfredi Selvaggi”.
Le rigidità che permangono, inoltre, sono “minori” ma esistono e permangono. E, tra l’altro – aggiunge Fubini – riguardano il passato e non le mosse future per sbloccare la situazione. Come riporta ancora Milena Gabanelli oggi sul quotidiano di via Solferino, in diverse occasioni Giorgia Meloni, lo stesso Fitto e Guido Crosetto (ministro della Difesa) hanno provato a scaricare le responsabilità sui ritardi ereditati dal governo precedente.
“Ora Fitto e Meloni sono a un bivio. Il Tesoro ormai ha bisogno di sapere al più presto se deve prepararsi a collocare bond sul mercato per 20-40 miliardi più del previsto nei prossimi mesi”, sostiene l’economista del Corriere. Mettendo sul tavolo l’ipotesi dell’accettazione da parte italiana di pagamenti parziali da Bruxelles.