La tragedia del Ponte Morandi è ancora chiara negli occhi di chi, quel maledetto 14 agosto 2018, ha assistito inerme alle immagini mandate in onda in tv. Il crollo del Ponte ha continuato a far parlare di sé, anche se i familiari delle 43 vittime aspettano ancora che sia fatta piena giustizia sull’accaduto. In questi giorni, però, è successa una cosa strana in aula, perché l’ex braccio destro dei Benetton, Gianni Mion, ha detto qualcosa che non può passare inosservato.
Ecco la frase shock: “I tecnici Aspi ci dissero che c’era un difetto originario sul Morandi, il direttore generale rispose che avrebbe autocertificato lo stato di salute. Non feci nulla, è il mio grande rammarico” ha rivelato ai giudici. Mion, dal 1986 al 2013 amministratore delegato di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, ha dunque confermato quanto intercettato dalla Guardia di Finanza: “Durante una riunione di induction, di aggiornamento fra i vertici di Atlantia e Aspi, si parlò di ponti e viadotti. Mi ricordo benissimo che sul Morandi i tecnici dissero che si trattava di un progetto complicato, complesso, originale e che avesse un difetto originario di progettazione. Alla riunione era sicuramente presente anche Giovanni Castellucci”.
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E ancora: “Non mi ricordo di che difetto parlassero. Io chiesi se c’era qualche ente esterno che potesse certificare la tenuta del ponte ma l’ingegnere Mollo (Riccardo, ex direttore generale, imputato, ndr) disse “ce lo autocertifichiamo”. Io non ho detto niente, ma mi sono preoccupato. Cosa vuol dire autocertificarsi? È una contraddizione in termini. Il mio grande rammarico è che su questo non ho fatto battaglia. Il buon senso avrebbe richiesto un confronto immediato con il concedente, in sua assenza chiudere subito la circolazione sul viadotto. C’era Spea che doveva certificare, poi abbiamo visto come certificava…”
A verbale durante le indagini, Mion aveva usato queste parole: “Quel difetto di progettazione creava delle perplessità tra i tecnici di Autostrade, riuniti alla presenza di Castellucci nella riunione di induction del 16 settembre 2010 sul fatto che il ponte potesse restare su“.
Una volta che Mion ha confermato queste dichiarazioni rese durante le indagini l’avvocato Giorgio Perroni, che difende uno degli imputati, ha chiesto di sospendere la deposizione e valutare la posizione del testimone (nel senso dell’iscrizione sul registro degli indagati, ndr). I giudici su questa richiesta si sono riservati: in caso di accoglimento, le dichiarazioni di Mion sarebbero inutilizzabili.
Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime del ponte Morandi, ha commentato così le parole di Gianni Mion, l’ex Ad della holding dei Benetton, Edizione, che oggi in aula ha ammesso di essere stato a conoscenza del rischio crollo del ponte sin dal 2010.
“Se fossi stata al suo posto e avessi saputo lo stato delle infrastrutture non sarei stata zitta e avrei fatto il diavolo a quattro e avrei anche fatto in modo che il problema emergesse. Speriamo che qualcuno paghi” ha detto.