Durante la commemorazione dei caduti di Acca Larentia, c'è stato un raduno fascista a Roma con i saluti romani. Ecco il video.
In queste ore è insorta la polemica per i saluti romani alla commemorazione della strage di via Acca Larentia. Lo testimoniano le impressionanti immagini di centinaia di braccia tese e grida “Presente!”. Il vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani si smarca: “Noi siamo una forza che certamente non è fascista, siamo antifascisti. Chi ha avuto un comportamento deve essere certamente condannato da parte di tutti. C’è una legge, è previsto che non si possa fare apologia di fascismo nel nostro Paese”. La componente di Fratelli d’Italia del governo, a partire dalla Meloni, per ora ha scelto di non commentare. Ma vediamo come hanno reagito le opposizioni.
La reazione della politica
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A incalzare è la segretaria del Pd Elly Schlein: “Roma, 7 gennaio 2024 e sembra il 1924. Presenteremo un’interrogazione al ministro Piantedosi, quel che è accaduto non è accettabile. Le organizzazioni neofasciste vanno sciolte, come dice la Costituzione. Questa è una vergogna inaccettabile in una democrazia europea”, accusa il leader di Azione Carlo Calenda. Il vicepresidente della Camera Sergio Costa (M5S) mette in relazione l’intervento della Digos alla Scala di Milano con la commemorazione di Acca Larentia. “Quanto accaduto a Roma in occasione delle celebrazioni per i morti di Acca Larentia è inaccettabile in democrazia. Il saluto romano è vietato in quanto apologia del fascismo dalla nostra Costituzione. Occorre immediatamente che il governo prenda posizione e risponda in maniera forte e decisa. Accanto alla necessaria risposta politica ci sia quella giudiziaria: la Digos ha identificato chi alla Scala ha gridato ‘Viva l’Italia antifascista. Dov’è ora? Ha identificato chi ha salutato in stile littorio? Immagino non sia difficile farlo anche partendo dalle immagini”.
Cosa è stato detto in Via Acca Larentia
Ecco cosa è stato detto durante la commemorazione. Una voce legge un testo del regista teatrale Corrado D’Elia ispirato al Don Chisciotte. Che suona in questo contesto come un tassello del mito degli “sconfitti” e delle “vittime del sistema” coltivato dalla destra postfascista. “A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento. I pazzi per amore, ai visionari, a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno. Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. I folli veri o presunti. Agli uomini di cuore, a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro. Tutti quelli che ancora si commuovono. Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni. A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato. Gli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo. A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, ancora si sente invincibile”. Un paio di minuti di silenzio solenne. Poi la stessa voce scandisce il rito: “Attenti”. Ancora silenzio. “Per tutti i caduti”. “Presente”. Ripetuto tre volte. Poi “Liberi”. La manifestazione finisce.