Non c’è dubbio che in questo periodo i rapporti tra Italia e Francia siano ridotti ai minimi termini. Solo pochi giorni fa il partito di Macron aveva detto che il governo italiano è incapace di gestire il problema migranti. Ci sono stati diversi botta e risposta in questo periodo, arrivando perfino all’annullamento di una visita del ministro degli Esteri Tajani in Francia. Stavolta, però, il tema che ha fatto scoppiare ulteriori scintille tra Parigi e Roma riguarda la TAV Torino-Lione. Vediamo perché.
Come molti di voi sicuramente ricorderanno, i Cinque Stelle per primi si erano scagliati contro il progetto della TAV Torino-Lione, sia per un costo spropositato dell’opera (“quei soldi potrebbero essere usati per ben altre cose, in Italia”, dicevano) sia per i tempi lunghi con cui sarebbe stata completata, nonché (ma non meno importante) per l’impatto ambientale. Ebbene, sembra proprio che il tempo sia galantuomo, dato che in queste ore anche la Francia ammette che ci vorranno un bel po’ di anni per realizzarla.
Dieci anni fa, per esempio, si diceva: «Là da tempo hanno iniziato a scavare il tunnel che qui in Italia è paralizzato dalle proteste M5S». Bastava superare il confine per smentire la fake news. Non era vero niente. Anche in Francia sembrano avere qualche dubbio circa la realizzazione dell’Alta Velocità. Fu così che nel 2016 con la bocciatura della Corte dei Conti francese, che definì il progetto «fuori portata», così succede ora con il rapporto del Conseil d’orientation des infrastructures, organo consultivo del Ministero francese dei Trasporti, che invita il governo a rinviare una tratta ad alta velocità della Torino-Lione – quella che da Saint Jean de Maurienne incrocia la linea ad alta velocità Parigi-Marsiglia – a dopo il 2043 (nel documento si ipotizza una consegna nel 2045), dieci anni dopo la prevista entrata in funzione del tunnel di base del Moncenisio, la tratta transfrontaliera, prevista tra la fine del 2032 e l’inizio del 2033.
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Avete capito bene. Il documento suggerisce l’ammodernamento della storica linea Digione-Modane. Il motivo sono i costi della nuova linea, considerata troppo cara. A proposito di spese è bene ricordare come siano ripartite, in base all’accordo del 30 gennaio 2012 siglato a Roma, a svantaggio dell’Italia: il 58% a carico di questa e il 42% della Francia, nonostante il tunnel sia solo per 12,5 km in territorio italiano sui 57,5 totali.
La notizia del parere negativo di Parigi ha inasprito la tensione italo-francese e ha mandato su tutte le furie il ministro dei Trasporti Salvini: «Al di là degli insulti, delle polemiche e delle provocazioni che registriamo con stupore, siamo preoccupati dalle titubanze francesi a proposito di Tav. Da Parigi ci aspettiamo chiarezza, serietà e rispetto degli accordi: l’Italia è stata ed è di parola, non possiamo accettare voltafaccia su un’opera importante per tutta Europa».
Se Salvini pare cascare dal pero Marco Grimaldi, deputato piemontese di Alleanza Verdi-Sinistra, annota: «È ora di ammettere che il progetto Tav Torino-Lione non è realizzabile e non sarà realizzato nei prossimi 20 anni: esorbitanti i costi ma soprattutto obiettivi inconciliabili con la lotta alla crisi climatica e ambientale. La verità è che la decisione francese risale al 2019, quando il Ministero dei Trasporti valutò di potenziare le linee esistenti. Da vent’anni lo diciamo anche noi per l’Italia». Anche Di Battista, ex 5 Stelle, ne ha parlato spesso in questi anni della follia nella realizzazione della TAV.
A proposito, i 5 Stelle già nel luglio 2019 ribadirono la loro posizione sulla TAV. M5S depositò una mozione parlamentare contro la Torino-Lione al Senato, che avrebbe dovuto impegnare il Parlamento a bloccare la realizzazione del Tav. Sul Blog delle stelle si leggeva: “Nero su bianco, questa è la posizione del M5S. No a progetti vecchi, inutili e dannosi”. Perfino Di Maio diceva: “Noi non ci arrendiamo. Noi pensiamo al Paese, non facciamo regali a Macron”. Purtroppo, anche in quell’occasione la mozione venne affossata da tutti gli altri partiti.
Il ministro francese dei Trasporti, Clément Beaune, ha precisato che non si tratta di decisioni già prese ma di un rapporto indipendente consegnato all’esecutivo: «Il nostro calendario resta immutato». Il governo transalpino non dovrebbe comunque prendere decisioni in merito prima di luglio, ma sarà probabilmente uno dei temi, magari off the record, della Conferenza intergovernativa italofrancese del 22 giugno a Lione.
I No Tav nel frattempo commentano: «Senza la tratta nazionale francese va a cadere anche una delle ultime argomentazioni dei promotori dell’opera, cioè il guadagno di mezz’ora di tempi di percorrenza tra Torino e Lione. Ciò che sta accadendo è la dimostrazione plastica di quanto il movimento No Tav ripete da tempo: l’opera è antieconomica, inutile e rappresenta unicamente un grande regalo alle lobbies del cemento e del tondino». Il 17 giugno si troveranno in Val Maurienne per una manifestazione internazionale e popolare.