La vicepresidente del Movimento 5 Stelle (M5S) Chiara Appendino prende le distanze dal Partito Democratico, sottolineando la necessità di ridefinire l’identità del Movimento per evitare l’insignificanza politica.
“Questo non è il momento per un’alleanza strutturale con il Pd. Prima di ogni altra cosa, il Movimento deve ridarsi un’identità e una visione.” Con queste parole, la vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino ha dichiarato l’intenzione del M5S di non seguire un percorso d’alleanza troppo stretto con il Partito Democratico, evidenziando la necessità di ripensare le basi ideologiche e strategiche del partito per riuscire a tornare a essere rappresentativo per gli “esclusi” e le persone in difficoltà. Intervistata dal Fatto Quotidiano, Appendino ha posto una chiara linea di demarcazione sul futuro del M5S, affermando che è cruciale non perdere la propria identità politica in una possibile subalternità verso il Pd.
Secondo Appendino, la recente esperienza in Liguria ha dimostrato le carenze strategiche e organizzative del Movimento, che non è riuscito a proporre un’alternativa chiara alla “destra degli affari e degli interessi” guidata dall’ex presidente regionale Giovanni Toti. “Non siamo riusciti a costruire un progetto per una vera alternativa,” spiega Appendino, sottolineando che la presenza di una figura innovativa e credibile a capo della coalizione avrebbe potuto fare la differenza, ma che purtroppo non è stata individuata. Questo ha portato molti elettori del M5S a disertare le urne, incapaci di distinguere tra i campi in gioco.
Appendino si è inoltre soffermata sul ruolo di Giuseppe Conte, leader del Movimento, ribadendo che la sua posizione non è in discussione ma precisando che è necessario prendere decisioni nette e delineare una visione più chiara. “Non dobbiamo apparire subalterni rispetto al Pd, come talvolta è sembrato”, ha commentato Appendino. La mancanza di una linea forte e autonoma, secondo la vicepresidente, ha contribuito a una percezione di debolezza e incertezza del M5S, che rischia di perdere l’influenza politica a livello nazionale.
Verso la Costituente di fine mese
La Costituente, prevista per fine mese, rappresenta un momento cruciale per il futuro del M5S. Appendino ha espresso chiaramente la sua visione: “Io non penso che il Movimento possa rilanciarsi solo cambiando alcune regole”. Per lei, modificare la norma dei due mandati, una delle questioni di dibattito interno, non è un tabù, ma crede che il simbolo del Movimento non debba essere alterato. Ciò che conta, secondo Appendino, sono l’identità e i temi che il M5S intende rappresentare, così come la capacità di tornare a parlare a quella parte di popolazione che non va più a votare.
Nell’intervista, Appendino ha spiegato che il rischio di perdersi in personalismi sarebbe un grave errore per il Movimento. La Costituente dovrebbe, invece, rappresentare l’occasione per fare chiarezza su questioni fondamentali come l’identità e la direzione futura. L’ex sindaca di Torino ha posto l’accento su quanto sia importante evitare che il M5S diventi irrilevante sullo scenario politico nazionale: “Il rischio è che il M5S diventi insignificante, e che non riesca più a incidere nel Paese, ma io non voglio arrendermi a questo.”
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Quali battaglie per il futuro?
Appendino crede che il M5S abbia ancora molte battaglie da affrontare e che il primo passo sia ridefinire una linea politica che sia più radicale e netta nelle sue proposte. “Dobbiamo darci nuove battaglie identitarie,” afferma, indicando che senza una visione forte il Movimento rischia di perdere contatto con quella fetta di elettorato che un tempo lo considerava un’alternativa concreta. Una delle sfide principali è ricostruire un rapporto di fiducia con l’elettorato, che possa far tornare alle urne chi, deluso, ha abbandonato la politica.
In sintesi, la posizione di Chiara Appendino si colloca in una linea di continuità con la visione di autonomia e radicalità che ha contraddistinto il M5S nelle sue fasi iniziali, ma che sembra essersi smarrita negli ultimi anni. La vicepresidente invita a non riporre tutto il rilancio del Movimento in un semplice cambio di regole interne, ma a focalizzarsi sull’essenza stessa del progetto politico, sul ritorno a valori e battaglie che possano rispondere alle esigenze di chi si sente escluso o non rappresentato.
Appendino conclude con un monito per il futuro: il M5S deve ritrovare la sua identità e il coraggio di posizioni autonome, se non vuole rischiare di diventare irrilevante nello scenario politico italiano.