La vicepresidente del M5S Chiara Appendino ha partecipato a Porta a Porta, dove si è confrontata con Donzelli di Fratelli d'Italia.
La vicepresidente del M5S Chiara Appendino ha partecipato a Porta a Porta, dove si è confrontata con Donzelli di Fratelli d’Italia. Sentite Appendino: “Quella degli agricoltori è una categoria che sta alzando la testa perché ha bisogno di essere aiutata per quello che riguarda il cibo di cui tutti noi abbiamo bisogno, che questo governo ha nuovamente tradito. Perché se ci pensiamo il tradimento è proprio un classico di questa destra: quattro anni a dire che è colpa del superbonus, avete tolto 250 milioni all’anno per trimestre per l’acquisto di carburante inteso come i crediti di imposta. Non mi interessa neanche perché lei va lì a festeggiare, questo trionfalismo ha prodotto nuove tasse a tutti, al ceto medio, avete fatto cassa sui pannolini e sul latte in polvere, avete tagliato le pensioni per 57 miliardi, tagliato sulle madri togliendo una serie di cose importanti, tra qualche mese sarà peggio. E questi sarebbero i patrioti?” si chiede Appendino in collegamento a Porta a Porta.
I tagli del governo Meloni
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Di certo c’è che, spulciando le tabelle allegate alla manovra di bilancio, è saltato fuori che il Fondo di perequazione, inizialmente di 4,4 miliardi di euro, è sceso ad appena 800 milioni. Già nella delega sull’autonomia differenziata con il governo Conte Due il Fondo era stato inserito come garanzia per il Mezzogiorno di un minimo di investimento dello Stato per recuperare i divari di cittadinanza. Adesso che l’autonomia cara alla Lega sta marciando spedita in Parlamento i fondi scompaiono. Un segnale politico chiaro, insomma.
Questo taglio si somma ad alcune scelte politiche fatte recentemente dal governo. Il governo Meloni ha rimodulato 16 miliardi di euro dal Pnrr, la metà dei quali destinati ai Comuni del Sud per i piani urbani e l’efficientamento energetico. Saltati quindi alcuni grandi progetti di riqualificazione urbana, come Restart Scampia (156 milioni) e Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio (106 milioni) in Campania, oppure gli interventi nei quartieri San Berillo e Librino a Catania e l’ex Città del Ragazzo a Messina in Sicilia, solo per fare degli esempi.
I tagli ai trasporti
Altri 1,6 miliardi di euro sono stati presi di imperio nella manovra di bilancio dal Fondo sviluppo e coesione di Sicilia e Calabria e sono stati dirottati per realizzare il Ponte sullo Stretto, il progetto rimesso in piedi da Salvini ripescando la vecchia società Stretto di Messina con annessi contratti con il consorzio Eurolink. Il ministero delle Infrastrutture ha rimodulato (cioè tagliato per il 2023) circa 2,5 miliardi di euro. Tra questi la linea ferroviaria Roma-Pescara nella tratta interporto d’Abruzzo-Chieti-Pescara per 568 milioni e nella tratta Sulmona-Avezzano per 277 milioni di euro. E, ancora, il raddoppio della Falconara-Orte per 326 milioni, il potenziamento della tratta Tivoli-Guidonia per 179 milioni, la chiusura dell’anello ferroviario di Roma per 175 milioni. Ma anche la velocizzazione della linea Lamezia Terme- Catanzaro e della Sibari-Porto Salvo in Calabria. Definanziata anche linea Firenze -Pisa per 299 milioni. Uniche opere definanziate al Nord sono il nodo di Novara per 77 milioni di euro e Raddoppio della linea Maerne-Castelfranco Veneto per 277 milioni. Soldi che saranno subito dirottati per altre opere: 1,1 miliardi, quasi la metà dell’intera rimodulazione, andranno per la linea ad Alta velocità Verona-Padova e per l’attraversamento di Vicenza. Altri 462 milioni per il nodo Terzo Valico di Genova. E, ancora, 563 milioni per coprire cantieri e gare in corso nel 2023.