[VOTA] Il sondaggio: autonomia differenziata o Italia Unita? Entra e vota!

L'autonomia differenziata voluta dalla maggioranza di destra punta a spaccare l'Italia. Cosa ne pensano gli italiani? Vota il sondaggio qui!

Per la Lega è stata una “giornata storica”. Per Partito democratico e Movimento Cinque Stelle è stato il giorno in cui il governo ha “spaccato l’Italia”. Sull’Autonomia differenziata, che ha ricevuto il via libera del Senato, le posizioni di maggioranza e opposizione sono in netto contrasto. Il centrodestra sottolinea che sia prevista dalla Costituzione e che aiuterà il rilancio economico delle Regioni. Per il centrosinistra invece aumenterà divari e diseguaglianze. Ma che cosa prevede il progetto di Autonomia differenziata? Che cosa i Livelli essenziali delle prestazioni che devono comunque essere garantiti? Che cosa cambierebbe concretamente per le Regioni? Ve lo spieghiamo subito.

Prima di votare leggi cos'è successo

Con l’Autonomia differenziata si riconosce alle Regioni a statuto ordinario un maggiore (se non, in alcuni casi, totale) livello di autodeterminazione su varie materie, finora in capo all’amministrazione centrale. Si è iniziato a parlare di Autonomia con la modifica del Titolo V della Costituzione voluta dal centrosinistra nel 2001. In quell’occasione si andarono a indicare le materie di competenza statale, lasciando alle Regioni voce in capitolo sugli altri settori normativi, ma si stabilì anche – con la modifica dell’articolo 116 – che le Regioni fossero libere di chiedere “ulteriori forme  e condizioni particolari di autonomia”.

Quella per l’Autonomia è una storica battaglia della Lega Nord, che nel 2017 promosse dei referendum in Lombardia e Veneto, i cui risultati non vennero però poi concretizzati. Alle elezioni politiche del 2022 venne inserita nel programma di governo del centrodestra. Il ddl Calderoli, che prende il nome dal ministro leghista, si compone di 11 articoli in cui vengono definite le procedure per il passaggio dell’Autonomia alle Regioni. È stato approvato al Senato il 23 gennaio, per poi passare alla Camera.

La bagarre al Senato

Il Senato ha approvato in prima lettura il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti. Il provvedimento passa adesso all’esame della Camera. Durante il voto i senatori hanno intonato l’inno d’Italia. Comunicato il risultato il vicepresidente di turno Gian Marco Centinaio ha sospeso la seduta. Il coro si è levato dai banchi delle opposizioni (per essere subito ripreso dalla maggioranza), mentre il Pd ha esposto cartelli con il tricolore.

Duro il presidente del M5S Giuseppe Conte: “Con il voto al Senato su uno scellerato progetto di Autonomia, Meloni spacca il Paese e svende il Sud a Salvini: lasciano in un vicolo cieco i territori più svantaggiati del Paese, anziché rilanciarli per il bene di tutti. Cade la maschera: non ci sarà nemmeno un centesimo per finanziare i servizi essenziali nei territori più fragili, visto che il progetto è vincolato all’austerità di bilancio. Rischiamo di avere 20 sistemi regionali in ordine sparso che danneggeranno anche il Nord, con imprese che dovranno fronteggiare un caos amministrativo. Si condannano tanti cittadini a sentirsi italiani di serie B, abbandonati a se stessi, con sanità e servizi essenziali al collasso. Noi non ci rassegniamo. La battaglia continua in Parlamento e continueremo a farla in tutte le sedi: nelle Istituzioni e nel Paese.” [vota il sondaggio, scorri verso il basso]

“Ho ascoltato in replica un leader di opposizione, non un presidente del Consiglio. E ancora una volta parla di superbonus, ci vuole una bella faccia tosta: mezzo governo lo ha usato, compreso lei. Se lo usate voi vanno bene e se lo usano gli italiani no? Come funziona la vostra politica? Ma vi parlate nel vostro governo? Stanno facendo tutti, nella sua maggioranza, emendamenti per prolungarlo, vi parlate o no?”.
Poi Conte ha invitato la premier ad “adottare i provvedimenti nei confronti dei suoi ministri come Santanchè, Delmastro, Sgarbi” coinvolti in vicende giudiziarie. “Basta con questo degrado istituzionale”, ha detto il leader M5S. Degli incarichi all’interno del suo partito, aggiunge Conte, può parlarne con i suoi come dice lei, “ora è Natale e ne parlerà in famiglia con sua sorella e suo cognato”. Ma “per gli incarichi di governo – grida Conte tra gli applausi dei suoi – deve risponderne all’Italia intera”.

Condividi sui tuoi social:

Articoli popolari

Articoli più letti

Voce dei Cittadini