Non arrivano buone notizie per il governo italiano sul fronte delle concessioni balneari: secondo i giudici della Corte Europea, infatti, “Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”.
Ma quali conseguenze si prevedono per il governo Meloni? Scopriamolo insieme.
Da Bruxelles ci si augura che Roma trovi una “soluzione urgente” da far pervenire in tempi “molto rapidi” alla Corte Europea. Sullo sfondo della questione balneari, infatti, pende la minaccia del “parere motivato” da parte di Bruxelles che porterebbe, senza iniziative concrete nel giro di due mesi, a sanzioni vere e proprie per l’Italia.
Il dilemma sta tutto nell’accettare o meno di fare quelle gare “trasparenti e non discriminatorie” previste dell’Ue. Con la sentenza di oggi, la Corte Ue dice sostanzialmente che “la direttiva si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo o che riguardino una situazione i cui elementi rilevanti rimangono tutti confinati all’interno di un solo Stato membro”.
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E ancora, “il diritto dell’Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati”, sostengono i giudici.
Inoltre, “dall’esame non è emerso alcun elemento idoneo ad inficiare la validità della direttiva relativa ai servizi nel mercato interno. Poiché, da un lato, il fondamento giuridico di un atto deve basarsi sul suo scopo e sul suo contenuto e, dall’altro, la direttiva ha l’obiettivo di agevolare l’esercizio della libertà di stabilimento dei prestatori nonché la libera circolazione dei servizi, il Consiglio ha correttamente deliberato a maggioranza qualificata, conformemente alle disposizioni del Trattato”, si legge nella parte che riguarda la procedura con cui è stata approvata la direttiva.
Alla fine arriva la parte che interessa più direttamente il meccanismo delle concessioni. E qui entra in gioco la specificità dell’Italia, che nel 2018 ha prorogato le concessioni fino al 31 dicembre 2033. La responsabilità resta nelle mani del governo Meloni, che si trova in mezzo ai partiti di maggioranza che difendono le imprese familiari e le diverse sensibilità all’interno della coalizione, con Lega e Forza Italia ferme nella richiesta di accelerare la mappatura delle spiagge.