Caro benzina: quanto pagherebbero gli italiani senza le accise?

In questo periodo non si fa che parlare del caro carburante che sta mettendo a dura prova le tasche dei cittadini italiani. Come riporta anche l’Ansa, ci sono però Paesi in cui il prezzo della benzina è addirittura più alto: la benzina più costosa al mondo è ad Hong Kong, dove un litro di verde sfiora attualmente i 3 euro al litro (2,920 euro). La più economica si trova invece in Venezuela che può contare su circa il 18% del totale di greggio totale, pari a oltre 46,9 miliardi di tonnellate, dove il prezzo fisso della benzina sovvenzionata dallo Stato si attesta, al cambio attuale, poco sotto i 2 centesimi di euro al litro.

Rispetto alla media Ue, pari a 1,840 euro al litro per la benzina e 1,795 euro al litro per il gasolio, gli automobilisti italiani pagano la verde l’8,75% in più, pari ad una maggiore spesa da +8 euro a pieno (+7,1 euro un pieno di gasolio). Il quadro cambia radicalmente però se si considera il prezzo dei carburanti al netto delle tasse: in questo caso l’Italia, con una media di 0,912 euro al litro per la benzina e 0,971 per il gasolio, scende in dodicesima posizione in Europa per la verde, e addirittura crolla in diciottesima posizione per il diesel. “Le famiglie italiane solo per i rifornimenti di carburante spendono in un anno circa 7,4 miliardi in più rispetto alla media Ue, e questo a causa della tassazione eccessiva su benzina e gasolio che porta i prezzi alla pompa ai vertici della classifica europea. – denuncia il Codacons – L’ennesima dimostrazione di come il governo debba impegnarsi seriamente per congelare nell’immediato le accise, e per introdurre meccanismi che riducano automaticamente il peso delle accise al crescere dei listini alla pompa”.

L’accisa mobile è uno strumento espressamente previsto dall’articolo 2 del Decreto numero 5 del 14 gennaio 2023, il Decreto Carburanti, quindi ha valore di una legge che attribuisce al governo la facoltà di ridurre l’ammontare di quella tariffa indifferenziata in cui, dal 1995, sono state inglobate le accise, introdotte dalla prima metà del secolo scorso per fronteggiare economicamente le conseguenze di disastri naturali o eventi militari.

Testualmente, la norma prevede che il meccanismo abbia una soglia, cioè scatti se nel “precedente bimestre” la media del prezzo in euro del petrolio di qualità Brent superi il livello previsto nel Def, ovvero il Documento di economia e finanza. Abitualmente è deliberato dal governo in aprile e aggiornato in autunno, appunto come Nota di aggiornamento del Def (Nadef). Fino al giorno precedente l’approvazione di quest’ultima, il 27 settembre 2023, la soglia era fissata a 77,4 euro. La media di agosto/settembre. aggiornata al 29 di questo mese, è stata invece di 81,8 euro. Per tutto settembre è stato invocato l’utilizzo da parte del governo dell’accisa mobile, considerando come la condizione principale fosse stata già platealmente rispettata. L’esecutivo non si è mosso.

Dopo le dichiarazioni del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che nel suo intervento all’assemblea dei benzinai della Faib ha genericamente previsto un possibile utilizzo dell’accisa mobile in futuro, la Nota di aggiornamento del Def (Nadef) è arrivata come una doccia gelata. La nuova soglia è fissata ora a 75,2 euro/barile, cioè ancora più bassa della precedente. Ciò rende la mancata applicazione dello sconto sui carburanti, se possibile, ancora meno giustificabile sul piano pratico. Se ne deve dedurre che la scelta contraria è di natura solo politica.

Condividi sui tuoi social:

Articoli popolari

Articoli più letti

Voce dei Cittadini