Non si placa la polemica che gira intorno al caso Santanchè. Ricordiamo, infatti, che Report aveva mandato in onda un servizio che riguardava la strana gestione delle aziende Visibilia e Ki Group da parte della attuale ministra del Turismo. Oggi in Parlamento è intervenuta Vittoria Baldino del Movimento 5 Stelle, la quale ha fatto un intervento attaccando la Santanchè. Vediamo cosa ha detto (trovate il video in fondo all’articolo).
“Le testimonianze di Report sulle aziende di Daniela Santanchè sono agghiaccianti. Le ombre sull’operato da imprenditrice della ministra sono troppe: alla Camera abbiamo chiesto una capigruppo per calendarizzare una sua informativa urgente. Spieghi, o se non è in grado di farlo, faccia un passo indietro.” si legge nel post del M5S su Instagram.
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Nel frattempo, Daniela Santanchè ha chiesto a Giorgetti (ministro dell’Economia) di non farla fallire. Avete capito bene. Come scrive Open, al fisco si propone di pagare il 66,41% di quanto preteso fra imposte non saldate, irregolarità, interessi e sanzioni, saldando il dovuto però in dieci anni attraverso rate semestrali. Al principale creditore – Prelios Credit servicing spa che aveva rilevato il credito da Banca Intesa San Paolo – si offrono 1,2 milioni di euro al posto dei 4,5 milioni di euro dovuti. È la proposta avanzata alla seconda sezione civile del tribunale di Milano dai consulenti e dai legali di Daniela Santanché per evitare il fallimento di Visibilia srl con tutte le conseguenze anche penali che si porterebbe dietro.
Nel piano di risanamento scritto da Talea e allegato al ricorso degli avvocati dell’attuale ministro del Turismo si spiega di avere già raggiunto un accordo con Prelios il 25 maggio scorso e di avere avanzato alla Agenzia delle Entrate-Riscossione una proposta per estinguere un debito di 791.889,16 euro comprensivo si sanzioni e interessi di mora attraverso la compensazione di un credito Iva di 18.292 euro e il versamento di una somma di 535.441,02 euro. Il restante debito di 1.156.773,77 euro verrebbe estinto pagando 741.125,98 euro, calcolando alcune cartelle come se la società avesse aderito alla rottamazione quater. Le somme però verrebbero pagate – scrivono i consulenti della Santanché- «in un periodo di 10 anni, mediante 20 rate semestrali di pari importo da corrispondere entro il 30 giugno e il 31 dicembre di ciascun anno, con versamento della prima rata entro 10 giorni dalla data di definitività dell’omologazione».
Sul caso Santanchè c'entra anche Silvio Berlusconi
Evitare il fallimento di fatto passa quindi solo dal sì della Agenzia delle Entrate pronunciato davanti al tribunale civile di Milano. E certo non si può nascondere come l’amministrazione finanziaria-di cui è titolare il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – si trovi in grande imbarazzo, perché dal suo sì o dal suo no passa il destino di un ministro importante del governo in carica. I consulenti e gli avvocati della Santanché, come il perito di parte che ha analizzato i conti di Visibilia, dicono senza mezzi termini al tribunale di Milano: se fate fallire Visibilia dentro la società non troverete nulla, e quindi sia fisco che creditori finanziari che fornitori non avranno indietro nulla. Se invece viene accettata questa proposta di concordato preventivo almeno qualcosa del dovuto tornerà loro grazie a un complesso schema di garanzie offerte dalla Santanché stessa, dal suo compagno Dimitri Kunz d’Asburgo e da un importante immobile. La Santanché mette a garanzia perfino la sua indennità parlamentare. Scrivono infatti i suoi avvocati: «Si rileva, peraltro, che la socia di maggioranza, dott.ssa Daniela Garnero Santanché, oltre ad essere socio di riferimento delle diverse società menzionate nel presente ricorso, riveste anche la carica di Senatrice della Repubblica, in funzione della quale percepisce un’indennità pari ad € 95.000,00 netti annui: tale ammontare costituisce ulteriore risorsa a disposizione del Socio di maggioranza in funzione del sostegno finanziario da prestare in favore della Società per il pagamento dei debiti e, dunque, del buon esito degli Accordi».
I consulenti citano pure una serie di eventi che vorrebbero spiegare perché Visibilia si è trovata in questa situazione. E puntano il dito quasi sempre contro la famiglia Berlusconi e le sue aziende. L’inizio della fine infatti fu il 2017, quando Il Giornale scelse di rompere il contratto con lei. «Alla fine dell’esercizio 2017”, spiegano i legali nel ricorso, «durante le interlocuzioni per il rinnovo del contratto, Visibilia, con scarso preavviso, ha avuto comunicazione dall’editore S.E.E. S.p.A., proprietario della testata “Il Giornale” e del periodico “Il Giornale Style”, che detto contratto di concessione pubblicitaria per la pubblicità nazionale non sarebbe stato rinnovato alla scadenza del 31 dicembre 2017. Il fatturato riconducibile al contratto in parola era, nel 2017, pari a circa euro 4.800.000, con una marginalità di circa euro 1.000.000,00. Questa marginalità, insieme a quella delle altre testate con cui la Società aveva la concessione pubblicitaria, serviva per coprire i costi di struttura della Società stessa. Visibilia, pertanto, a partire dal 2018, per sopperire alla perdita di tale fatturato, ha cercato di trovare sul mercato, contattando altri editori, ulteriori concessioni da gestire, senza ottenere però risultati soddisfacenti». Stesso contenzioso con The Space Cinema, in base a un contratto del 2012 quando apparteneva ancora al gruppo Berlusconi, con una sequela di cause ancora aperte nonostante la vendita delle sale: in primo grado ha avuto ragione Visibilia, in appello no.