Ci sono importanti novità che riguardano il caso di Daniela Santanchè. Secondo il Fatto Quotidiano, c’è un macigno da 3 milioni e mezzo di euro che pende sopra la testa della ministra del Turismo. È il peso dei crediti falsi verso clienti per pubblicità inesistente che, secondo i consulenti dei pm, Visibilia Srl avrebbe registrato nel bilancio 2016. Ricavi falsi che servivano a nascondere un gigantesco “buco” patrimoniale, in modo da evitare già 7 anni or sono all’attuale ministro del Turismo di dover mettere mano al portafoglio e ripianare il dissesto. Lo sostiene Nicola Pecchiari, il professore della Bocconi specialista in forensica contabile che il 2 novembre ha ricevuto l’incarico di consulenza tecnica sui conti di Visibilia dai pm di Milano Roberto Fontana e Maria Gravina. Con la sua relazione Pecchiari ha dato impulso le indagini per falso in bilancio e bancarotta sul disastrato gruppo editoriale-pubblicitario che dalla fondazione nel 2008 alla fine del 2021 ha visto ai vertici la senatrice di Fratelli d’Italia e smonta la narrazione di Santanchè del 5 luglio in Senato quando ha detto che si sarebbe “aspettata un plauso” per aver messo il suo patrimonio personale a garanzia del ripiano dei debiti di Visibilia.
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Nel paragrafo 7.3.4 della sua prima relazione del 25 gennaio 2023, “Irregolarità contabili nei bilanci di Visibilia Srl accertate nel bilancio al 31 dicembre 2016”, dalla pagina 47 alla 51 Pecchiari scrive che in quell’ormai lontano 2016 nei conti di Visibilia Srl “i crediti per fatture da emettere includevano un importo inesistente pari a 1,75 milioni, i crediti per note di credito da ricevere includevano un importo inesistente pari a 1,5 milioni e i crediti finanziari verso terzi per 240 mila euro”. Dal 23 gennaio 2012 sino al 7 agosto 2019 Visibilia Srl ha visto Santanchè come amministratore unico e ancora oggi, pur in liquidazione per mano dell’azionista di minoranza (5%) Antonino Schemoz, il ministro ne è socio al 95%.
Secondo il consulente dei pm i crediti inesistenti gonfiavano per 3 milioni e mezzo il patrimonio di Visibilia Srl che all’epoca era di appena 1,27 milioni, nascondendo un “buco” di 2,22 milioni. In base alla legge, il capitale di Visibilia Srl avrebbe dovuto essere immediatamente abbattuto e ricostituito: ma Pecchiari scrive che “la società ha occultato tale deficit patrimoniale” spostando la cancellazione di gran parte dei crediti falsi al 2019 e 2020. Sono anche questi i motivi per i quali Santanchè, il compagno Dimitri Kunz, gli amministratori Fiorella Garnero (sorella della ministra), Massimo Cipriani e Davide Mantegazza insieme all’ex sindaco Massimo Gabelli dal 5 ottobre sono iscritti tra gli indagati per le ipotesi di reato di falso in bilancio e bancarotta.
Quei crediti inesistenti della società di Santanchè
Quei crediti inesistenti hanno avuto anche l’effetto di moltiplicare a catena i falsi. Secondo Pecchiari “il piano industriale usato per valutare l’avviamento a fine 2016” di Visibilia Srl “era di fatto ‘falsato’ perché ipotizzava flussi di ricavi pubblicitari e incassi futuri” per un società che invece era già nel baratro. Il consulente dei pm scrive che grazie a quei crediti falsi “il conferimento del ramo d’azienda ‘concessionaria’ nel 2019 da Visibilia Srl a Visibilia Concessionaria Srl ha consentito, grazie a una perizia basata su dati previsionali assolutamente irragionevoli e incoerenti, di iscrivere una plusvalenza fittizia” in Visibilia Srl e un avviamento parimenti fittizio nella Concessionaria. Voci che, se fossero state invece correttamente svalutate, avrebbe portato la Concessionaria a fine 2019 ad avere patrimonio negativo per 2,56 milioni, che la Santanchè avrebbe dovuto ripristinare immediatamente.
Per questi motivi dopo la perquisizione, ispezione e sequestro dei libri contabili avvenuti il 9 novembre 2022, il 2 marzo il Nucleo di Polizia Economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano è tornato in Visibilia Srl esibendo il decreto di sequestro delle carte sulle fatture da emettere e sulle note credito da ricevere dal 2014 al 2019 e l’informazione di garanzia sull’indagine penale in corso. Informazione di garanzia che la ministra ha invece smentito di conoscere.