Che scandalo! Con la destra al governo tornano… Ecco cosa sta succedendo

Incredibile! Pensavamo di essercene liberati e quindi di risparmiare un bel po’ di soldi, ma a quanto pare alla destra questo non piace. Vuole ricominciare a sperperare denaro, ed ecco che sono pronte a tornare, udite udite, le province. Avete capito bene, quelle che per anni i 5 Stelle si sono battuti per smantellare e far risparmiare i cittadini italiani. La destra (anzi, la casta) è insaziabile, ecco cosa sta succedendo.

Si parla di numeri vicini ai 30 consiglieri e otto assessori. Con tanto di “consiglieri supplenti” per sostituire gli eletti che trasmigrano in giunta. Costo? Per il momento 225 milioni all’anno per rimettere in moto una macchina da 3.000 amministratori, poi si vedrà. La destra fa sul serio e, dopo un lungo lavoro interno alla Commissione Affari costituzionali in Senato, la notizia sembrerebbe concretizzarsi quanto prima.

Governo, tornano le province

Di concreto, dopo i nove disegni di legge depositati negli ultimi mesi, ora c’è una bozza elaborata dal Comitato ristretto della Commissione Affari costituzionali del Senato. È dunque chiara la volontà politica di tornare all’elezione diretta dei presidenti delle Province e dei sindaci metropolitani. Il tema sarà di nuovo all’ordine del giorno della seduta di domani della Commissione, intanto c’è chi si sbilancia sui tempi per l’approdo in Aula della “controriforma”. Il calabrese Mario Occhiuto, componente del Comitato che ha elaborato il testo base, sostiene che «a breve avremo la nuova legge». Gli analisti politici ipotizzano che l’iter legislativo possa definirsi entro l’anno e qualcuno si sbilancia sulla possibilità di un election day per le Province con le Europee di giugno 2024.

La bozza di legge prevede che venga eletto presidente della Provincia il candidato che ottenga il maggior numero di voti validi purché raggiunga almeno il 40% al primo turno, altrimenti si andrà al ballottaggio. Il consiglio provinciale verrà eletto contestualmente al presidente e la circoscrizione elettorale, coincidente con il territorio della provincia, sarà ripartita in collegi plurinominali ai quali sarà assegnato un numero di seggi non inferiore a tre e non superiore a otto. Lo sbarramento è fissato al 3% e non sarà possibile il voto disgiunto.

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