Il Fatto Quotidiano riporta un po’ di numeri che riguardano le spese pazze della premier Meloni da quando siede a Palazzo Chigi. Nei primi sei mesi di governo, infatti, la presidente del Consiglio ha speso più dei suoi ultimi predecessori in missioni e viaggi istituzionali in Italia e all’estero. A certificarlo sono i report sugli “Importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici”, resi noti dalla Presidenza del Consiglio fino al mese di aprile, gli ultimi dati disponibili.
La leader di Fratelli d’Italia è la premier che negli ultimi anni ha speso mediamente di più per ogni missione nei primi sei mesi di governo: più degli esecutivi di Draghi, Conte-2, Renzi e Gentiloni. Il record riguarda soprattutto le spese legate a pernottamenti e pasti. Buona parte di questi costi sono spesso necessari (a partire dall’utilizzo del volo di Stato) e, in molti casi, obbligatori perché per i movimenti istituzionali della premier devono essere garantite tutte le norme di sicurezza necessarie. A far variare i costi è soprattutto la delegazione istituzionale: Meloni si fa notare per le delegazioni più corpose, con un record di quelli esterni al suo team di Palazzo Chigi.
Le spese sono formate da tre componenti: il costo del trasferimento (aerei, automobili, treni), il pernottamento e i pasti, infine l’indennità di missione. La voce che pesa di più nei viaggi è quella legata a vitto e alloggio e su questo Meloni segna un record rispetto agli altri premier: dei circa 302 mila euro spesi per le sue 26 missioni, circa 194 mila riguardano pernottamento e pasti (pari al 64% della spesa totale). Poco più bassa la percentuale del Conte-2 con 254 mila euro su 410 mila (62%), cifra più alta in valore assoluto ma più bassa in rapporto al numero di missioni (56, il doppio di Meloni). Draghi è al 59% con 50 mila su 86, mentre scendono le spese per vitto e alloggio nei governi Conte-1 (40%), Renzi (39,2%) e Gentiloni (31%).
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Il costo medio delle missioni di Meloni è pari a 11 mila 600 euro. Il suo predecessore Draghi, nello stesso periodo, aveva speso 85 mila euro per 11 missioni con una media di 7 mila e 800 euro a viaggio, mentre nei primi sei mesi del governo giallorosso, Giuseppe Conte aveva speso 410 mila euro, però per il doppio delle missioni (56) con una media di 7 mila e 300 euro l’una. Più bassi invece i costi dei governi Gentiloni e Renzi che, in media, si concentrarono poco sulle missioni internazionali nei primi 180 giorni di governo e più su quelle italiane (dunque meno costose): l’attuale commissario europeo a Palazzo Chigi aveva fatto 34 viaggi per un costo di 196 mila euro (mediamente 5 mila 700 euro), mentre il senatore di Firenze ne aveva fatti 57, per un costo totale di 140 mila euro, 3 mila di media.
L’unica eccezione è quella del governo Conte-1 che nello stesso periodo di tempo ha speso 318 mila euro, con una media di 12 mila a missione. I due casi però sono difficilmente paragonabili: nei primi sei mesi, il premier gialloverde partecipò a un G7 in Canada, fece due visite negli Usa, tre Consigli europei, un viaggio a Mosca, due visite in Africa e una in India. Il costo delle missioni del Conte-1 si era notevolmente alzato a metà novembre, superando i 700 mila euro: un’impennata dovuta alla conferenza internazionale sulla Libia che si tenne a Palermo e che portò a ospitare 4 delegazioni libiche. Per quanto riguarda i viaggi “costosi”, nel primo semestre di governo, Meloni ha partecipato alla Cop27 in Egitto, al G20 in Indonesia e a una missione unica tra India ed Emirati. La spesa media, in sintesi, è quasi uguale, ma il “primo” Conte è andato in posti più lontani e con missioni più prolungate.
A pesare sul costo dei viaggi sono soprattutto le delegazioni che in questi mesi hanno accompagnato la premier. La media delle persone che Meloni ha portato con sé è la più alta, escludendo Draghi: 478 persone per 26 viaggi con una media di 19 persone a missione. Più bassa la media del Conte-2 e di Gentiloni (si fermano a 17 persone per missione) mentre il Conte-1 toccò quota 19, come la premier. Draghi invece arriva a 21 persone, ma c’è un motivo che lo rende poco paragonabile agli altri premier: l’ex banchiere centrale ha svolto solo 11 missioni, concentrate tra maggio, giugno e luglio del 2021. Questo perché l’inizio del suo governo fu durante la pandemia Covid-19 e i viaggi furono ridotti all’osso. Quella delle delegazioni esterne alla Presidenza del Consiglio è un’anomalia meloniana: nelle sue 26 trasferte, sono state ben 30 le persone arrivate “da fuori”. Il quintuplo di quelle di Conte, mentre era stata una soltanto per Draghi e zero per Gentiloni e Renzi.