Dell’autonomia differenziata il governo Meloni (e in generale la destra italiana) ne ha fatto una bandiera, in campagna elettorale. Adesso, però, si viene a scoprire che questa riforma potrebbe essere addirittura “pericolosa” per i cittadini italiani. A lanciare l’allarme la deputata del M5S Vittoria Baldino, che in un video su Facebook ha denunciato un vero e proprio atto di censura. Ma cerchiamo di capire cosa è successo.
“Rischio disuguaglianze in aumento” e ancora “Attenzione al pericolo di un indebolimento dei servizi fondamentali: dalla Sanità all’Istruzione”. È proprio il Senato della Repubblica a lanciare un alert sulle concrete ricadute del ddl Autonomia differenziata targato Calderoli, passato lo scorso febbraio in Consiglio dei ministri e già incardinato, il 3 maggio scorso, in Commissione Affari Costituzionali per l’esame congiunto, con l’illustrazione dei senatori Della Porta e Tosato.
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Proprio al percorso avviato a Palazzo Madama serve l’analisi tecnica dell’Ufficio Bilancio, pubblicata su Linkedin con un post che non può passare inosservato. Forti le ” criticità” rilevate. Titolo eloquente: “Il costo dell’autonomia differenziata”. Ma leggiamolo nel dettaglio:
“La #Costituzione italiana, al terzo comma dell’articolo 116, prevede “forme e condizioni particolari di autonomia” per le regioni a statuto ordinario – premette la nota del Senato – Il disegno di legge A.S. 615, presentato il 23 marzo dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, definisce i princìpi generali per l’attuazione di questa autonomia differenziata”. Qui scatta una domanda , evidentemente retorica: “Ma sarà possibile realizzarla senza aggravio per le casse dello Stato e continuando ad assicurare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (#LEP), che costituiscono il nucleo invalicabile di quei #diritti civili e sociali, previsti dalla Costituzione, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, in modo da erogare a tutti i cittadini i servizi fondamentali, dalla #sanità all’#istruzione?”.
L’allarme nasce, com’è ovvio, da un’attenta analisi del testo Calderoli e soprattutto dall’asettica valutazione sulle sue ricadute. Continua infatti la nota: “Il Servizio del Bilancio del Senato ha passato al setaccio il disegno di legge, rilevando alcune criticità. Nel caso, ad esempio, del trasferimento alle regioni di un consistente numero di funzioni oggi svolte dallo Stato (e delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie), ci sarebbe una forte crescita del bilancio regionale ed un ridimensionamento di quello statale, col rischio di non riuscire a conservare i livelli essenziali delle prestazioni presso le regioni non differenziate”.
Si tratta di riflessioni che già costituzionalisti ed economisti e anche gli analisti di Svimez hanno sollevato per tempo, sempre respinte dal ministro Calderoli e dal governo. Ora anche il Senato spiega: “Le regioni più povere, oppure quelle con bassi livelli di tributi erariali maturati nel proprio territorio, potrebbero avere maggiori difficoltà a finanziare, e dunque ad acquisire, le funzioni aggiuntive. E il trasferimento delle nuove funzioni amministrative a comuni, province e città metropolitane da parte delle regioni differenziate potrebbe far venir meno il conseguimento di economie di scala, dovuto alla presenza dei costi fissi indivisibili legati all’erogazione dei servizi la cui incidenza aumenta al diminuire della popolazione”.
Poi, però, il clamoroso dietrofront. Sul profilo Linkedn del Senato della Repubblica è apparso un altro post molto eloquente con scritto: “Una bozza provvisoria, non ancora verificata, sul disegno di legge sull’autonomia è stata erroneamente pubblicata online. Il Servizio del Bilancio si scusa con la stampa e con gli utenti per il disservizio.”
Ecco la denuncia della vicepresidente del Movimento 5 Stelle Vittoria Baldino su Facebook: