Codice della strada di Salvini? Flop? Arrivano i numeri reali degli incidenti delle prime settimane

Il nuovo Codice della Strada al via tra proclami e dubbi
Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha recentemente celebrato il presunto successo del nuovo Codice della Strada. Secondo le dichiarazioni del vicepremier, le vittime degli incidenti stradali sarebbero diminuite del 25% nei primi 15 giorni di applicazione della riforma, scendendo dai 67 decessi del 2023 ai 50 del 2024. Tuttavia, queste affermazioni vengono rapidamente smentite da esperti del settore e da associazioni come l’Asaps (Associazione sostenitori e amici della polizia stradale), che mettono in dubbio l’accuratezza e la completezza dei dati utilizzati.

Il problema dei dati incompleti

Le statistiche presentate da Salvini si basano esclusivamente sugli incidenti rilevati da Polizia Stradale e Carabinieri, che coprono solo il 34% degli incidenti complessivi. La maggioranza degli scontri, pari al 66%, avviene in aree urbane ed è registrata dalle Polizie Municipali, i cui dati non sono stati inclusi nel computo ufficiale del ministero. Questo dato parziale è una grave lacuna, considerando che le città sono i luoghi in cui si verificano più frequentemente incidenti con esiti mortali o gravi lesioni.

L’Asaps ha inoltre evidenziato che i dati ministeriali non tengono conto dei decessi avvenuti entro i 30 giorni successivi all’incidente, una prassi comune nelle statistiche internazionali per valutare l’impatto reale degli scontri stradali. Questo approccio sottostima il bilancio delle vittime e offre una visione distorta della situazione.

I numeri reali degli incidenti

Secondo i dati raccolti da Asaps e dall’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus, tra il 14 e il 28 dicembre 2024 si sono registrati 111 morti sulle strade italiane, più del doppio rispetto ai 50 riportati da Salvini. Nel medesimo periodo del 2023, le vittime erano state 110, evidenziando una sostanziale stabilità, anziché un calo significativo.

Inoltre, ampliando l’analisi fino al 1° gennaio 2025, i decessi sono stati 134, in aumento rispetto ai 131 registrati nello stesso intervallo del 2023. Anche il numero complessivo degli incidenti è aumentato, passando da 115 a 125.

Una riforma insufficiente

Il nuovo Codice della Strada, entrato in vigore a metà dicembre 2024, ha introdotto misure prevalentemente sanzionatorie, senza affrontare le cause strutturali degli incidenti, come la velocità eccessiva, la mancanza di infrastrutture per la mobilità sostenibile e l’educazione stradale. In Italia, il 94% degli incidenti è causato da veicoli a motore, eppure il nuovo codice non contiene disposizioni significative per incentivare l’uso di mezzi alternativi come biciclette o trasporti pubblici.

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Un problema sistemico

L’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di mortalità stradale: 52 morti per milione di abitanti, contro una media UE di 45. Questa situazione è aggravata da una scarsa tempestività nella raccolta e analisi dei dati sugli incidenti, un problema sottolineato da Stefano Guarnieri, fondatore dell’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus. “Se associazioni di volontari riescono a raccogliere dati più completi dello Stato, significa che c’è un problema enorme di gestione e rispetto per le vittime della violenza stradale”, ha dichiarato Guarnieri.

Conclusione: serve un cambio di rotta

I dati attuali non supportano la narrativa trionfalistica promossa da Salvini. Al contrario, evidenziano la necessità di interventi più incisivi e strutturali per ridurre la mortalità stradale. Investimenti in infrastrutture sicure, campagne di prevenzione e un monitoraggio più accurato degli incidenti potrebbero fare la differenza in un Paese che continua a pagare un prezzo troppo alto sulle sue strade.

Questa situazione mette in luce non solo le carenze della riforma, ma anche l’urgenza di un ripensamento globale del sistema di mobilità italiano, che deve essere più sostenibile, inclusivo e orientato alla sicurezza.

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