L’ultimo caso legato alla storica sede di Acca Larentia, a Roma, riporta sotto i riflettori una delle questioni più spinose per Giorgia Meloni e il suo partito, Fratelli d’Italia. In una recente conferenza stampa, la Presidente del Consiglio si è espressa in termini distaccati e volutamente ambigui sulla decisione della Fondazione Alleanza Nazionale – il cui Consiglio di Amministrazione è composto da numerosi esponenti di Fratelli d’Italia – di finanziare con 30.000 euro a fondo perduto l’associazione Acca Larentia, presieduta da un esponente di CasaPound, per l’acquisto degli storici locali che furono del Movimento Sociale Italiano (MSI).
Una dichiarazione che solleva dubbi
Alla domanda specifica sul contributo economico destinato ad Acca Larentia, Giorgia Meloni ha risposto con toni evasivi, affermando: “Ritengo di dovermi occupare di altro. Non sono cose che sono state condivise con me. Ho letto sui giornali che l’immobile era stato messo all’asta da INAIL. Se lo chiede a me, sono contenta che non sia diventato un fast food.”
Una risposta che lascia interdetti, considerato il coinvolgimento diretto di esponenti del suo partito nella Fondazione Alleanza Nazionale e la delicatezza del tema. Il riferimento al fast food, inoltre, ha suscitato polemiche immediate sui social: molti utenti hanno ironizzato, sostenendo che persino un McDonald’s sarebbe stato preferibile a un luogo che rischia di trasformarsi in un “covo di nostalgici del fascismo”.
Un finanziamento controverso
La decisione di destinare fondi pubblici a un’associazione con legami evidenti con CasaPound solleva una serie di interrogativi:
1. Trasparenza delle decisioni: La Fondazione Alleanza Nazionale, pur non essendo direttamente controllata dal governo, ha un legame stretto con Fratelli d’Italia. Possibile che la Presidente del Consiglio non fosse a conoscenza di un’operazione così controversa?
2. Legittimazione di CasaPound: Finanziamenti di questo tipo rappresentano un pericoloso precedente. CasaPound, movimento di estrema destra spesso al centro di accuse per apologia del fascismo, continua a essere tollerato e, in questo caso, indirettamente sostenuto da fondi collegati a un partito di governo.
3. Revisionismo storico: L’enfasi di Meloni sul valore “storico e delicato” della sede del MSI appare come un tentativo di normalizzare e legittimare simboli e luoghi legati a un passato che l’Italia ha condannato con la Costituzione.
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Meloni e il suo doppio gioco
Questa vicenda evidenzia un aspetto ricorrente nella leadership di Giorgia Meloni: da un lato, cerca di mostrarsi come una figura istituzionale impegnata su questioni di rilevanza nazionale e internazionale; dall’altro, continua a tollerare, se non a legittimare, elementi e movimenti che rappresentano una deriva nostalgica del fascismo.
L’assenza di una condanna chiara e netta nei confronti di CasaPound, un movimento che si ispira apertamente all’ideologia fascista, è indicativa. La strategia è evidente: Meloni evita di alienarsi una parte dell’elettorato più radicale, ma così facendo manda un messaggio inquietante sulla direzione politica del Paese.
Conclusione
Il caso Acca Larentia non è solo una questione di 30.000 euro. È il simbolo di un problema più ampio: il rischio che la destra al governo, sotto la guida di Meloni, stia progressivamente sdoganando ideologie e simboli che dovrebbero restare confinati nel passato. Il silenzio o le mezze verità non bastano. Gli italiani meritano risposte chiare e una presa di posizione netta, soprattutto su questioni che toccano la memoria storica e i principi democratici del Paese.
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