La deputata del Movimento 5 Stelle, Stefania Ascari, è al centro di un acceso scontro politico dopo essere stata accusata da Fratelli d’Italia di aver violato segreti istituzionali durante una recente audizione della Commissione Antimafia. Con una nota decisa, Ascari ha respinto ogni accusa, difendendo il proprio operato e denunciando ostacoli che, a suo dire, stanno impedendo alla Commissione di svolgere il proprio mandato.
Le accuse e la replica di Ascari
Fratelli d’Italia sostiene che la deputata M5S avrebbe rivelato informazioni riservate durante l’audizione del giornalista Michele Santoro in merito a Maurizio Avola, collaboratore di giustizia. Stefania Ascari, però, ha rigettato con forza queste accuse, precisando:
> “A differenza di quanto mi accusa Fratelli d’Italia, io non ho rivelato alcun segreto in Commissione Antimafia e svolgo il mio ruolo di parlamentare con il massimo impegno, nell’esclusivo interesse dei cittadini e dell’accertamento della verità.”
Ascari ha inoltre spiegato che tutte le informazioni riportate erano già contenute in atti giudiziari pubblici, non secretati e depositati dal 2023, sottolineando che non si tratta in alcun modo di materiale confidenziale o riservato.
Le difficoltà nel lavoro in Commissione
L’esponente del Movimento 5 Stelle ha colto l’occasione per denunciare una serie di impedimenti che le sarebbero stati posti all’interno della Commissione Antimafia durante questa legislatura. Ascari lamenta continui dinieghi alle sue iniziative, finalizzate a promuovere comitati, audizioni e inchieste su temi di rilevanza per la lotta alla mafia:
> “Da tempo denuncio i continui ostacoli che sto incontrando nel mio lavoro all’interno della Commissione Antimafia di questa legislatura, dove costantemente ricevo dinieghi ai tentativi da parte mia di promuovere comitati, inchieste, audizioni. Probabilmente ci sono verità nascoste che qualcuno preferisce non indagare.”
Secondo Ascari, questi blocchi istituzionali non solo rallentano il lavoro della Commissione, ma evidenziano una volontà precisa di mettere a tacere determinate indagini. La deputata interpreta le accuse di Fratelli d’Italia come un ulteriore tentativo di delegittimare il suo lavoro.
L’appello alla trasparenza
Ascari ha ribadito l’importanza che la Commissione Antimafia rimanga fedele ai propri obiettivi istituzionali e persegua con fermezza la verità, senza lasciare spazio a pressioni politiche o tentativi di insabbiamento:
> “Tutto quello che io chiedo è che la Commissione persegua gli obiettivi per cui è stata istituita, ma chi come me vuole lavorare per portare a termine inchieste importanti al servizio della verità, viene regolarmente bloccato e delegittimato.”
La deputata ha sottolineato come il proprio lavoro sia mosso esclusivamente dalla ricerca della verità e dalla volontà di servire lo Stato, e ha assicurato che continuerà a operare con trasparenza, nonostante gli attacchi.
Il messaggio di determinazione
In conclusione, Stefania Ascari ha lanciato un messaggio forte e chiaro: non si farà intimidire dalle accuse che ritiene infondate e strumentali. Con fermezza, ha dichiarato:
> “Io, come ho sempre fatto, continuerò a portare avanti il mio lavoro con onestà e trasparenza e non mi lascerò intimorire da attacchi pretestuosi e infondati. Questo è il modo in cui presto il mio servizio allo Stato.”
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“ A differenza di quanto mi accusa Fratelli d’Italia, io non ho rivelato alcun segreto in Commissione Antimafia e svolgo il mio ruolo di parlamentare con il massimo impegno, nell’esclusivo interesse dei cittadini e delle cittadine e dell’accertamento della verità.
La posta in gioco
Il caso che coinvolge Stefania Ascari non è solo una questione di scontro politico, ma tocca temi centrali come l’indipendenza della Commissione Antimafia e la necessità di tutelare il lavoro dei parlamentari impegnati in indagini su fenomeni mafiosi. La vicenda solleva inoltre interrogativi sulle dinamiche interne alla Commissione e sulla possibilità che pressioni politiche stiano minando la sua efficacia.
Le prossime settimane saranno cruciali per capire se queste tensioni si rifletteranno sull’operato della Commissione Antimafia e se la vicenda si trasformerà in un dibattito più ampio sul ruolo delle istituzioni nella lotta alla mafia.