Conflitto d’interesse, ecco tutte le magagne della destra che imbarazzano il governo

Repubblica oggi scrive che ci sono alcuni casi di conflitto d’interesse, all’interno del governo Meloni. Nomi pesanti, in alcuni casi, che imbarazzano non poco Giorgia Meloni e i suoi. In questo articolo cercheremo di fare il punto e riassumere quali sono i casi più eclatanti di conflitto d’interessi all’interno della maggioranza.

C’è ad esempio un ministro che ha ceduto le quote della società che gravita all’interno della sua area di competenza. Quello che le quote le ha in effetti cedute, ma al figlio, diventato socio unico. C’è un viceministro che al contrario non ha nemmeno ceduto le sue quote della srl che, anche lì, ricade in qualche modo nell’orto del suo dicastero. Coincidenze? Come quelle che portano certi sottosegretari a rilevare in toto società poco dopo aver ricevuto l’incarico di governo, guarda caso. Il tutto in un grande magma di rapporti e conoscenze non regolamentati da alcuna legge su eventuali conflitti di interessi e quindi del tutto leciti. Insomma, il governo Meloni vanta un numero record di titolari di dicasteri portatori di potenziali conflitti di interesse. Ecco i dieci casi più eclatanti.

Partiamo dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, braccio destro della Meloni in Fratelli d’Italia. Nel decreto di nomina c’era scritto: “All’onorevole Leo sono delegate le competenze in materia tributaria e fiscale, con particolare riguardo alle funzioni attinenti all’area delle politiche fiscali e del sistema tributario”. Leo nel frattempo continua a mantenere le quote nella società “Progetto fisco”, che vede come altri soci la moglie e figli. Di cosa si occupa questa srl? Lo statuto recita: “Realizzazione di pubblicazioni scientifiche in ambito fiscale; gestione e raccolta di sistemi amministrativi e contabili in materia di legislazione fiscale; prestazioni di servizi di assistenza amministrativa e tecnica per la definizione dell’assetto strutturale delle aziende”.

C’è poi il sottosegretario Federico Freni: il deputato della Lega ha come deleghe quelle sulla finanza pubblica (Comune e Regioni in sintesi). Ma ha avuto anche la delega a “partecipare ai tavoli del ministero delle imprese e del made in Italy concernenti le crisi di impresa”. Freni prima di diventare sottosegretario, all’inizio del 2022 con Draghi, era presidente della “4aim”: una società di investimenti con capitale da 250 milioni che si occupa di ristrutturazioni aziendali. Sempre all’Economia l’altra delega da sottosegretario è andata a Sandra Savino, che tra i compiti ha quello ai rapporti con l’Agenzia delle entrate. Savino ha quote nella società immobiliare di famiglia, la Esse Re. L’oggetto sociale della srl ha a che fare con “acquisto, vendita e permuta di terreni e beni immobili e loro valorizzazione”.

Passiamo al ministero delle Imprese e del made in Italy, dove c’è Adolfo Urso, ex Alleanza nazionale. Quando era fuori da incarichi istituzionali, Urso ha creato una società di consulenza alle imprese per investimenti all’estero con sede anche in Iran: la Italy World Service. Urso già nella scorsa legislatura ha prima chiuso la sede in Iran e poi poco prima di essere nominato ministro ha ceduto le sue quote al figlio Pietro Urso, che continua l’attività mentre il padre da ministro gira il mondo per promuovere le imprese italiane. Sempre al ministero delle Imprese c’è poi il sottosegretario Massimo Bitonci, ex sindaco di Padova e oggi deputato della Lega. Nominato il 31 ottobre 2022, il 14 novembre, due settimane dopo, acquisisce tutte le quote della società Contexo, di cui lui aveva una partecipazione, diventandone socio unico. Di cosa si occupa la srl in questione? Di consulenza aziendale.

In campo sanitario c’è Marcello Gemmato: farmacista, ha ancora una partecipazione del 10 per cento in una azienda , la Therapia, che si occupa di consulenza “per la gestione di case di cura e di produzione di software e progetti di miglioramento gestionale in ambito sanitario”. A questi casi vanno aggiunti quelli esplosi nelle ultime settimane o noti fin dal giorno della nomina al governo del Paese. A partire dalla ministra al Lavoro Calderone, che era tra i vertici dell’Ordine nazionale dei consulenti del lavoro fino a qualche mese fa: il marito Rosario la Duca è oggi presidente del consiglio dell’Ordine. L’ispettorato del lavoro, che dipende al ministero, ha appena firmato un protocollo d’intesa proprio con l’organizzazione dei consulenti del lavoro in materia di regole da seguire sui controlli nelle aziende.

Occhio poi alla ministra del Turismo Santanché, che fino a ieri aveva partecipazioni nel famoso lido Twiga: quote cedute al compagno e al socio Briatore in un campo, quello delle concessioni balneari, molto delicato. E, ancora, ha fatto discutere la nomina a ministro della Difesa di Guido Crosetto, che subito dopo ha chiuso la società di consulenza aziendale di famiglia che ha lavorato per diverse imprese fornitrici del ministero, ma ha una quota del 25 per cento nello studio contabile Co.Pro.Spe, che ha come oggetto “altre attività di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale e pianificazione”. Ci sono poi casi di potenziali conflitti di interesse per incarichi coperti nel recentissimo passato: come quello del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha avuto incarichi in diversi centri di assistenza fiscale e Caf.

Condividi sui tuoi social:

Articoli popolari

Articoli più letti

Voce dei Cittadini