Conte durissimo, capitalismo infetto? “Lo rivendico, mi riferisco a Toti” – IL VIDEO

“Non voglio fare di tutta l’erba un fascio. Sono sorpreso dalle reazioni di Marcegaglia. Ho parlato di capitalismo infetto e lo rivendico. Mi riferisco al sistema Toti, dove si chiudono nelle segrete stanze per dire all’imprenditore di turno: a te che serve? E poi si creano le condizioni per cui la maggioranza degli imprenditori si dovrebbero indignare di fronte a quella che si chiama concorrenza sleale. Non è solo un illecito. Così, con quella corsia preferenziale, si danneggiano gli altri imprenditori”. Lo ha detto il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ospite di “In mezz’ora” su Rai 3, dopo le polemiche in seguito al suo intervento ai giovani di Confindustria.

Conte ha anche ribadito la richiesta di dimissioni da parte dell’opposizione nei confronti di Giovanni Toti, il governatore della Liguria attualmente ai domiciliari per corruzione e voto di scambio. Secondo Conte, la permanenza di Toti in carica rappresenta un ostacolo per la trasparenza e la legittimità del governo regionale.

“Non possiamo tollerare che chi è accusato di tali gravi reati continui a esercitare funzioni pubbliche. La Liguria ha bisogno di una guida legittima e trasparente, che operi nell’interesse di tutti i cittadini e non di pochi privilegiati. È per questo che chiediamo con forza le dimissioni del presidente Toti”, ha dichiarato Conte.

Le parole di Conte sono arrivate poco dopo la pubblicazione di una lettera scritta dallo stesso Toti e indirizzata al Consiglio regionale della Liguria, in cui il governatore ha rivendicato “l’interesse pubblico in ogni nostra scelta” e la certezza “che la maggior parte dei liguri comprendano e apprezzino il cammino fatto e i risultati raggiunti dal nostro governo”. In fondo all’articolo trovate l’intervento del Presidente Conte ai giovani di Confindustria

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Che non arrivassero dimissioni, in costanza di arresti domiciliari, era scontato e scontato è che Giovanni Toti non abbia alcuna voglia di farlo prima di essersi misurato con la sua maggioranza. Ma il governatore della Liguria, ai domiciliari dal 7 maggio per corruzione e voto di scambio, ha deciso di provare a disinnescare la prima mina che gli si è parata davanti in quella che per adesso è una navigazione a vista. E cioè la mozione di sfiducia che verrà discussa martedì in Consiglio regionale, mozione depositata dalle opposizioni (Azione esclusa) qualche giorno fa, visto che le reiterate richieste di dimissioni non sono state soddisfatte.

La mossa di Toti è stata scrivere una lunga lettera al Consiglio regionale, lettera che è stata consegnata all’assessore alla protezione civile, e fedelissimo del governatore, Giacomo Giampedrone con l’incarico di affidarla al capogruppo della Lista Toti in consiglio regionale Alessandro Bozzano. Sarà lui a leggerla all’assemblea legislativa della Liguria.

Nella missiva, Toti ha rivendicato “l’interesse pubblico in ogni nostra scelta” e la certezza “che la maggior parte dei liguri comprendano e apprezzino il cammino fatto e i risultati raggiunti dal nostro governo”. Oltre ad affidare il rassicurante messaggio che la Liguria “deve andare avanti” soprattutto con le grandi opere e con gli impegni presi fino al momento dello stop imposto dalle indagini, si dice che nella lettera ci sia anche un messaggio chiaro alla maggioranza che verrà meglio esplicitato quando e se il giudice accetterà l’istanza di revoca dai domiciliari (istanza non ancora depositata dall’avv. Stefano Savi che resta “in attesa che il quadro istruttorio si definisca” ovvero che vengano sentiti tutti i testimoni).

Il presidente Toti, ha detto Giampedrone, “passa le sue giornate a studiare e a scrivere. Legge tutto, custodisce in una cartellina trasparente gli articoli che possono essere utili per la sua difesa”. Giampedrone ha parlato per oltre quattro ore con Toti. “È molto sereno e motivato, ha studiato a lungo le carte e vorrebbe riprendere al più presto il suo lavoro al servizio dei liguri. Al momento infatti non ha intenzione di dimettersi e attende di tornare nel suo ruolo per fare tutti i confronti con la maggioranza e lì decidere il cammino da continuare insieme oppure fare altri tipi di valutazioni, che comunque spettano direttamente a lui”.

La casa dove Toti è ai domiciliari è lontana oltre 100 km dal cuore di Genova dove martedì si riunisce l’assemblea legislativa per discutere la mozione di sfiducia depositata da Pd, M5s, Lista Sansa e Linea Condivisa, decisa “per restituire dignità alle istituzioni, per evitare una situazione di stallo della Regione e garantire un governo regionale che operi nella piena legittimazione democratica e politica”. In tutto 12 voti, 13 se si considera il consigliere di Azione che non era stato informato della mozione e che quindi non compare tra i firmatari. La maggioranza conta sui 18 voti di Lista Toti, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e un paio di voti dal gruppo misto.

“Spero che la mozione di sfiducia contro il presidente Toti non venga approvata, sicuramente i numeri in aula dicono esattamente il contrario”, ha detto il governatore ad interim Alessandro Piana. A scanso, ovviamente, di eventuali cecchini.


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