Pomigliano D’Arco – 2 Dicembre 2024
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, si è unito al presidio dei lavoratori della Trasnova presso lo stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco, esprimendo parole durissime contro la gestione dell’azienda e le politiche del governo in materia di automotive. Al centro della protesta vi è il mancato rinnovo della commessa che rischia di lasciare decine di lavoratori senza un futuro occupazionale certo, alimentando ulteriormente la crisi industriale del Paese.
“Il governo ha tolto 4,6 miliardi destinati all’automotive per finanziare le armi. Questo è inaccettabile. I cittadini e i lavoratori chiedono lavoro, non nuove spese militari”, ha dichiarato Conte ai giornalisti presenti, denunciando una politica che, a suo dire, privilegia il riarmo a scapito dello sviluppo industriale e della salvaguardia dei posti di lavoro.
Un attacco frontale alla gestione Stellantis
Conte non ha risparmiato critiche nemmeno ai vertici di Stellantis, in particolare al CEO Carlos Tavares e alla famiglia Elkann, proprietaria della holding Exor, che controlla il gruppo automobilistico. “Abbiamo sentito Tavares in commissione. Non aveva alcuna idea chiara né un piano per il futuro. È venuto a dirci che non c’erano garanzie occupazionali o industriali, e io personalmente l’ho attaccato duramente”, ha spiegato l’ex presidente del Consiglio. “La situazione è allarmante: l’azienda è in crisi, e le dimissioni di Tavares ne sono la prova più evidente”.
Il ruolo della famiglia Elkann sotto accusa
Nel suo intervento, Conte ha chiesto a gran voce che John Elkann, presidente del consiglio di amministrazione di Stellantis, scenda in campo per fornire risposte concrete. “Non possiamo accettare che chi guida uno dei principali gruppi industriali italiani e internazionali resti in silenzio di fronte a questa crisi. Elkann deve presentare un piano industriale serio, che metta al centro il lavoro e la sostenibilità economica delle fabbriche in Italia”, ha affermato Conte.
Le critiche al management di Stellantis si intrecciano con una più ampia denuncia verso un sistema economico che, secondo il leader pentastellato, si è progressivamente disinteressato del tessuto produttivo italiano. “Questo non è solo un problema dei lavoratori di Pomigliano. È il simbolo di una crisi industriale che riguarda l’intero Paese, e i vertici aziendali devono assumersi la responsabilità delle loro scelte”.
Il nodo delle risorse sottratte all’automotive
Oltre alle accuse dirette a Stellantis, Conte ha puntato il dito contro il governo per aver ridotto i fondi per il settore automobilistico, destinandoli invece alle spese militari. “Parliamo di 4,6 miliardi di euro, una cifra che avrebbe potuto rilanciare la transizione energetica nel settore e garantire occupazione stabile. Invece, si è scelto di investire in armamenti, andando contro il volere dei cittadini”, ha sottolineato.
Questa denuncia si inserisce in un contesto di crescente malcontento tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali, che negli ultimi mesi hanno organizzato scioperi e manifestazioni in tutto il Paese. “Il governo non può voltare le spalle ai lavoratori. Noi continueremo a lottare per una politica industriale che metta al primo posto le persone, non i profitti o gli interessi di pochi”, ha promesso Conte.
Una protesta simbolo di una crisi più ampia
Il presidio di Pomigliano rappresenta solo l’ultimo episodio di un dramma industriale che sta travolgendo diverse regioni italiane. La decisione di Stellantis di non rinnovare la commessa in scadenza a fine anno è vista come un ulteriore segnale di disimpegno da parte dell’azienda nei confronti dell’Italia, un Paese che storicamente ha contribuito in modo significativo alla sua crescita.
“Siamo qui non solo per difendere i posti di lavoro, ma per chiedere un cambio di rotta radicale nelle politiche industriali”, hanno dichiarato alcuni lavoratori presenti alla manifestazione. “Non vogliamo più promesse vuote, vogliamo azioni concrete”.
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Le richieste al governo e al gruppo Stellantis
Conte ha chiuso il suo intervento con un appello sia al governo che ai vertici di Stellantis: “Chiediamo che il governo ripristini i fondi per l’automotive e apra un tavolo di confronto serio con l’azienda. E chiediamo che Stellantis, con John Elkann in prima linea, presenti un piano industriale credibile per salvaguardare i lavoratori e rilanciare il settore in Italia”.
In un clima di tensione crescente, il presidio di Pomigliano potrebbe diventare un punto di svolta nella battaglia per il futuro dell’industria automobilistica italiana. Resta ora da vedere se le richieste dei lavoratori e di Conte troveranno risposta o se si aprirà una nuova fase di conflitto sociale e politico.
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