Il giornalista e scrittore Corrado Augias ha deciso di lasciare la Rai dopo la rivoluzione del governo nella tv pubblica.
Per Corrado Augias, stiamo assistendo a una profonda trasformazione della Radiotelevisione Italiana (Rai). Un cambiamento che va al di là delle dinamiche politiche. Nonostante le intenzioni iniziali fossero orientate a una presunta ‘demolizione’ della Rai da parte di alcuni, il governo Meloni ha messo in piedi un cambiamento strutturale che, nel complesso, è apparso inefficace e inefficiente. Questo processo ha portato all’emergere di tre aspetti significativi. In primo luogo, c’è stata un’evidente mancanza di professionalità e di ponderazione nelle decisioni prese, spesso basate su scelte improvvisate. Si è sottovalutato il fatto che l’efficacia televisiva richiede una sottile combinazione di competenza e coerenza con il contenuto. L’errore di considerare le persone come pedine intercambiabili ha portato a una perdita di qualità.
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Il secondo aspetto chiave è l’aspirazione a un’egemonia culturale. Dietro questa trasformazione, c’è una chiara intenzione di riscrivere la narrazione che ha guidato la Repubblica italiana dal 1948, l’anno della nascita della Costituzione. Sembrerebbe che coloro che si sentono esclusi dalla fondazione della Repubblica vogliano ora imporre una nuova Costituzione e riscrivere la storia, affidando a Rai un ruolo centrale in questo processo.
Il terzo aspetto è un certo atteggiamento di arroganza che accompagna tutto il cambiamento. Questa crescente presunzione ha reso difficile lavorare nella Rai, anche per coloro che, come Corrado Augias, desiderano continuare a contribuire in un ambiente amichevole e con colleghi affabili.
In definitiva, il cambiamento in atto presso la Rai è molto più complesso di quanto inizialmente apparisse, coinvolgendo questioni di competenza, egemonia culturale e atteggiamenti arroganti. L’obiettivo finale sembra essere una revisione profonda della Rai e del suo ruolo nella società italiana.