Crozza smaschera Salvini: “Sciopero? Nel 2015 voleva i blocchi stradali” VIDEO

Maurizio Crozza ripercorre i cambi d'opinione di Matteo Salvini sui diritti dei lavoratori. Adesso vuole vietarlo, ma vi ricordate quando, invece, nel 2015 sponsorizzava i blocchi stradali a fianco degli agricoltori? Lui forse lo ha dimenticato.

Maurizio Crozza ripercorre i cambi d’opinione di Matteo Salvini sui diritti dei lavoratori. Adesso vuole vietarlo, ma vi ricordate quando, invece, nel 2015 sponsorizzava i blocchi stradali a fianco degli agricoltori? Lui forse lo ha dimenticato. In effetti, quando l’allora ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina incontrò Assolatte e le associazioni di categoria, ricominciarono le proteste degli allevatori per il calo del prezzo del latte alla stalla. La manifestazione più tesa ci fu a Pieve Emanuele dove un centinaio di produttori di latte manifestarono davanti alla sede della Logistica Coop Nuova. Arrivò Matteo Salvini e sbraitò: «Se sarà necessario, siamo pronti ad andare con i trattori a Roma», aveva tuonato il leader leghista.

"Salvini non ha mai lavorato" si può dire

A proposito di sciopero, Crozza ricorda cosa disse Landini: “Salvini non ha mai lavorato”. Ebbene, non è reato dire che Salvini non ha mai lavorato. Lo aveva deciso nel 2016 il Tribunale di Bergamo. Il gip non si scagliò contro la politica. Prese solo atto di un sentire diffuso: “Quanto alla storia del non aver mai lavorato, basta osservare che – nel linguaggio comune – costituisce una frase che si predica del ‘professionista della politica’ che – magari ‘politicamente’ occupato per 15 ore al giorno – tuttavia non svolge o non ha mai svolto nessuna ‘attività civile’”.

“Si tratta – aggiunge il gip – innanzitutto di valutare quali siano gli aspetti platealmente menzogneri dell’articolo di Vecchi (il primo che all’epoca usò questa frase). E francamente non se ne ritrovano, nella misura in cui l’accusa di “assenteismo” viene collegata alle specifiche affermazioni di un eurodeputato socialista francese”. Per i cronisti, il decreto di Bergamo segna un punto contro lo spauracchio di querele e cause civili. È un mondo duro, quello del potere, se ti becchi gli onori (e gli emolumenti), devi accettare le critiche. Anche “graffianti e fastidiose”.

Squali, pesci rossi, triglie o scorfani, se fai politica devi accettare le critiche. Soprattutto, verrebbe da dire, se sei uno come Salvini che non ha tra i suoi modelli oratori Alcide De Gasperi o Winston Churchill. La Kyenge? “Inutile e chiacchierona vada a difendere gli africani in Africa, se vuoi difendere i profughi torna al tuo paese”, sentenziò mentre cantava il coro “Kyenge fuori dalle palle”. Ma Salvini questi toni può usarli, perché è un politico (di professione). Adesso, però, i cronisti possono criticarlo. Non è reato dire al leader della Lega che non ha mai lavorato. Non è reato dire a Salvini che è Salvini.

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