Alessandro Di Battista torna in Senato con un forte atto d’accusa nei confronti del governo e della premier Giorgia Meloni.
“Abbiamo raccolto le firme, ora le consegniamo e poi partirà un percorso di pressione politica nei confronti di questi parlamentari che, molti di loro, preferiscono voltarsi dall’altra parte per quieto vivere, per carriera, per paura degli attacchi mediatici relativi all’antisemitismo. Come disse e cantò De André, si sentono assolti ma sono coinvolti,” ha dichiarato Di Battista.
L’ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, uscito dal Parlamento nel 2018 per sua “volontà”, è tornato oggi in Senato per consegnare le firme raccolte a sostegno di un disegno di legge di iniziativa popolare che chiede all’Italia di riconoscere lo Stato di Palestina. Con lui, undici scatoloni decorati con bandiere palestinesi contenenti quasi 80.000 firme raccolte in sei mesi dall’associazione di volontari ‘Schierarsi’.
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Di Battista non ha risparmiato critiche dure alla premier Meloni e al governo, accusandoli di complicità politica: “Chi dà scorta politica e mediatica a questo massacro, a questo tentativo di pulizia etnica è politicamente coinvolto. La Meloni è politicamente coinvolta. Se mantiene il silenzio, la Meloni ha le mani sporche di sangue, è una realtà perché avrebbe gli strumenti per poter intervenire, parlare, proporre delle sanzioni. Invece sta zitta, dunque è politicamente coinvolta. Ripeto, io non mi capacito come riesca a dormire di notte”.
Le dichiarazioni di Di Battista puntano il dito anche contro Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato, sottolineando una mancanza di azione politica e morale rispetto alla situazione palestinese.
Questo evento segna un ritorno significativo per Di Battista sulla scena politica italiana, con una posizione ferma e decisa nel sostenere la causa palestinese e criticare aspramente l’attuale leadership del paese.
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