Del fatto che Luigi Di Maio fosse stato indicato per fare l’inviato speciale dell’Unione Europea nel Golfo Persico ne avevamo già parlato abbondantemente in un precedente articolo. Oggi, però, si viene a scoprire anche quanto prenderà, in soldoni, il buon Di Maio per l’incarico che probabilmente gli verrà affidato.
Partiamo dal presupposto che Di Maio dovrà occuparsi della gestione degli approvvigionamenti di gas e petrolio che provengono dalla regione del Golfo Persico, oltre ad interessarsi dei rapporti con l’Iran in tumulto. L’incarico viene dall’Alto Rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell che lo ha voluto contro la volontà del governo italiano, che saputa la nomina ha subito fatto le sue polemiche. Comunque, se Borrell è il ministro degli Esteri della Ue, Di Maio a questo punto potrebbe essere equiparato a una sorta di sottosegretario con delega ad una particolare area.
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Ma torniamo al suo stipendio. Secondo le prime indiscrezioni, Di Maio prenderà tredicimila euro al mese netti, più vari benefit per lo staff e rimborso spese, con la possibilità di salire oltre i 16.000 in caso di trasferimento all’estero. Insomma, uno stipendio d’oro. L’ex pentastellato godrà anche dello status di diplomatico, con passaporto e immunità. Il tutto per 21 mesi, dal primo giugno al 28 febbraio 2025.
Sulla sua nomina, però, infuria la polemica. In queste ore ne ha parlato anche Giuseppe Conte, il leader del Movimento 5 Stelle: “Non parliamo della persona, alla persona Di Maio auguriamo buon lavoro. Ma diciamo che suo malgrado è diventato la metafora della logica perversa del potere. Quando era con noi a contrastare la corruzione e a difendere gli ultimi e i non privilegiati veniva deriso e umiliato. Quando poi ha preso a lodare supinamente l’inesistente agenda Draghi è diventato un politico serio e responsabile. Quando infine ha fondato un partito e ha iniziato a fare la guerra la movimento per emarginarlo addirittura è diventato uno statista. Gli elettori lo hanno punito, il sistema di potere che lui ha servito lo ha premiato”.
Conte ha poi aggiunto: “Singolare che la Meloni, pur volendo, non si sia opposta. La dice lunga sulla sua connivenza con un certo sistema di potere che è anche a Bruxelles. È l’ennesima conferma che la sua politica rivela piena continuità draghiana. Mi dispiace per le laudationes di alcun esponenti del Pd che non si rendono conto che con le loro uscite vanno a spargere sale su quella che è una ferita della nostra comunità”, ha concluso Conte.