Non ci sono buone notizie per il governo Meloni. I ritardi del Pnrr, infatti, rischiano di pesare molto più di quel che si pensa. E a prenderne coscienza dovrebbe essere anche lo stesso esecutivo. L’ultimo avvertimento al governo italiano è arrivato dall’Ocse, che ha sottolineato come il Piano nazionale di ripresa e resilienza e i fondi Ue siano fondamentali per la crescita italiana. Come a dire che la mancata o la ritardata erogazione di qualche rata può influire pesantemente sull’economia italiana e sulla crescita, essenziale in un momento come quello attuale e con una manovra che si preannuncia molto complicata per Giorgia Meloni.
Nel nuovo rapporto dedicato all’Italia dell’Ocse, si sottolinea come il Pil nel 2023 dovrebbe crescere dell’1,2%, dopo il +3,8% dello scorso anno. Poi si attende un rallentamento nel 2024, con una crescita dell’1%. Una crescita “modesta”, nonostante il calo dei prezzi dell’energia e “il previsto rafforzamento della spesa per i servizi pubblici nazionali”. L’erosione dei redditi reali e il ritiro del sostegno fiscale legato alla crisi energetica “stanno pesando sui consumi e sugli investimenti privati”. E con meno fondi del Pnrr la situazione può diventare molto più complessa.
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L’avvertimento dell’Ocse è chiaro: “I ritardi nell’attuazione del Pnrr potrebbero ridurre la crescita del Pil”. Una crescita che potrebbe essere ridotta nel 2023 e nel 2024 e per questo “la rapida implementazione delle riforme strutturali e dei piani di investimento pubblico del Pnrr sarà fondamentale per sostenere l’attività nel breve termine e per gettare le basi di una crescita sostenibile nel medio termine”. In sostanza, l’Ocse sottolinea che solo una piena e puntuale attuazione del Pnrr può far “crescere il Pil italiano in modo duraturo”, riducendo peraltro “il rapporto debito/Pil”.
L’avvertimento dell’Ocse è solo l’ultimo di una lunga serie. Chiaro è stato anche il messaggio della Commissione europea, che ha lanciato diversi segnali d’allarme per il Piano italiano. In primis, proprio sui ritardi: il governo Meloni deve consegnare il progetto di modifica del Pnrr al più presto. L’esecutivo comunitario vorrebbe entro metà giugno, ma Palazzo Chigi prende tempo e sembra voler aspettare ancora un altro mese.
Cosa rischia il governo Meloni
Tempistiche su cui la Commissione europea storce il naso: per avere tutti i finanziamenti previsti nel 2023 è necessario presentare le modifiche al più presto, entro giugno. Altrimenti si rischia di essere fuori tempo massimo, è il ragionamento del commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Un modo per dire che senza le modifiche al più presto si rischia addirittura di perdere le rate previste per il 2023.
Problema che si somma al ritardo sulla precedente rata, quella attesa ad aprile e che ancora non viene sbloccata dalla Commissione. In sostanza, l’Italia sta rischiando di perdere parte dei soldi del Pnrr. O, almeno, di riceverli in ritardo. Con un inevitabile impatto anche sulla crescita, come sottolineato proprio dall’Ocse: se i fondi Ue non arrivano in tempo Meloni rischia di trovarsi con una crescita minore del previsto già nei prossimi mesi e, sicuramente, nel 2024.
Con conseguenze non di poco conto sulla legge di Bilancio e sulle prossime misure da mettere in campo, a partire dalla riforma delle pensioni e dalla conferma del taglio del cuneo fiscale. Tanto più se alcuni progetti rischiano di saltare, come sembra probabile nel caso degli asili nido e delle stazioni di rifornimento a idrogeno.