Non ci sono buone notizie per il governo Meloni ed in particolare per Salvini. L’Anac, infatti, ha dato due enormi stoccate al governo, e in particolare al ministro delle Infrastrutture. La prima sul Ponte sullo Stretto, in cui c’è “uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno nel pubblico, sul quale è trasferita la maggior parte dei rischi”. La seconda sul nuovo Codice degli appalti, che per velocizzare le procedure applica “scorciatoie certamente meno efficienti e foriere di rischi”.
Sarebbero questi i punti più critici della relazione annuale di Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, una di quegli organi di controllo ai cui rilievi il governo Meloni si è mostrato più volte allergico. Prima ancora delle dell’intervento sulla Corte dei Conti infatti, durante l’iter di approvazione del codice degli appalti, era stata proprio l’Anac a finire nel mirino della maggioranza, con alcuni parlamentari vicini a Salvini che, non gradendo le sue osservazioni, avevano chiesto le dimissioni di Busia.
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Perché il Ponte sullo Stretto non si può fare
Giovedì mattina, presentando alla Camera l’attività svolta da Anac nel 2022, il presidente ha fatto anche una serie di rilievi sul Pnrr. Riconoscendo che è necessario, come sta cercando di fare da tempo il ministro Fitto, rinegoziare con l’Europa i progetti per spostare quelli meno urgenti su altri canali di finanziamento europei, anche oltre il 2026. Ribadendo che “trasparenza e controllabilità” dei progetti sono fondamentali. E confermando il flop delle clausole che, all’interno del Piano, dovevano incentivare l’occupazione femminile e giovanile: il 70% degli appalti deroga infatti alle quote – non vincolanti – previste dal Pnrr.
L’Anac aveva già segnalato nelle scorse settimane le criticità del decreto con cui il governo, sotto la spinta del ministro Salvini, ha riaperto ufficialmente il cantiere del Ponte sullo stretto, riconfermando il progetto del 2005 vinto dalla cordata capeggiata da Webuild (la ex Salini-Impregilo), con tanto di successivo contenzioso ancora aperto legato alla mancata realizzazione. Un decreto che non vincola la società al rispetto di tempi e costi.
“Sempre più spesso – ha detto oggi Busia – nei contratti di partenariato pubblico-provato rileviamo uno squilibrio del rapporto tra concedente pubblico, sul quale viene trasferita la maggior parte dei rischi, e parte privata”. Criticità che si applica anche al progetto del Ponte, “sulla base di un progetto elborato oltre dieci anni fa”: le prioposte emendative dell’Anac per rafforzare le garanzie della parte pubblica “non sono state accolte dal governo”.