Pierluigi Bersani ha sciolto la riserva su una sua possibile candidatura alle prossime elezioni europee. Ecco cosa ha rivelato.
Ospite a un giorno da pecora in Radio, Pierluigi Bersani ha fatto una rivelazione interessante che riguarda le elezioni europee. L’ex segretario del Pd ha detto: «Non mi candido assolutamente alle europee, ad un certo punto bisogna esser normali: quando hai 70 anni vai via dal Parlamento italiano e non vai a metterti in un altro Parlamento». Lo dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani, intervistato da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. Oggi che è libero dagli impegni della politica, cosa ama fare maggiormente? «Ora riesco a pensare di più, ad andare di più al bar o a fare la spesa, a incontrare di più le persone. A me piace la gente, fin da quando ero piccolo e ora riesco a starci più spesso». Cosa le comunicano le persone che incontra? «Mi capita spesso che, anche chi non la pensa come me, mi apprezzi – prosegue – e io questo lo vedo come un complimento doppio».
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Tra l’altro nei giorni scorsi Bersani era stato ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo. Sentite cosa aveva detto. “Il generale Vannacci mi ha querelato dicendo che 90 anni fa mi avrebbe sfidato a duello all’arma bianca. Lui è un generoso, non trattatelo male, perché ha aggiunto che non avrebbe infierito sul mio corpo. E io con altrettanta generosità voglio dirgli che non infierirò sulla sua mente“ ha detto Bersani precisando però che non ha ancora ricevuto nessuna notifica della denuncia.
Poi Bersani aveva sottolineato: “Vannacci dica quello che vuole, io aspetto la sua querela. Il punto è che io gli ho posto una domanda non retorica. Dire ‘anormale’ a un omosessuale è una constatazione come pensa lui oppure è un insulto come penso io? Mi piacerebbe che un tribunale decidesse su questo, perché Vannacci può essere irrilevante, ma questa cosa non lo è“. L’ex segretario del Pd sfodera anche una delle sue celebri metafore per attaccare il governo Meloni: “Il governo la smetta con questo balletto di cifre. La Meloni continua a dire che in cifra assoluta ha messo più soldi nella sanità pubblica. Ma i conti della sanità, come in altri campi, vanno fatti in proporzione al Pil. Se un bambino a 6 anni porta come numero di scarpe il 25 e quando arriva a 40 anni, tu gli dai le scarpe col numero 27, quello deve tagliarsi un pezzo di piede”. La metafora è molto chiara. Infine Bersani conclude: “Devi sempre calcolare la spesa sul Pil. Se tu riduci la percentuale di spesa sanitaria sul Pil, l’effetto è un taglio grosso, perché se tirano giù 6 dal Pil, parliamo di 12-13 miliardi“.